Il meccanismo si è inceppato. Mi sono fermata e sono affondata nella scia luccicante della vita che avrei potuto avere se fossi nata in un'altra era, in un altro mondo, sotto un'altra bandiera. Sfoglio Dalla Terra alla Luna e mi chiedo se cucirsi il cuore ed onorare le anime sconosciute con le gocce di silenzio che pretendono sia davvero segno di rispetto. Il libro di Donna Winter, che nonostante tutto resta suo. Nonostante Joe abbia cercato di inculcarmi il testa il concetto del valore sacro del dono. Ci sono le sue tracce, lì sopra. Le sue impronte gentili, il suo respiro elegante, il suo pensiero sfumato, il suo sorriso che mi ha fatto sentire una formica ben venuta. Cerco di convincermi del fatto che il coraggio è anche questo. Affondare oltre i confini del mondo conosciuto, di tanto in tanto. Abbassare la guardia. Mettere da parte il ringhio, ingoiare la rabbia. Cerco di convincere che ammettere la rivoluzione dell'anima sia la cosa più difficile di tutte.
Ci voltiamo lentamente, dando le spalle ad un mondo che lento ci frana addosso e seppellisce i ricordi.
Scarico la rabbia sulle sue spalle indolenti. Sul fremere della sua spina dorsale inarcata. Sul tremito che si nasconde avvitato nelle radici del suo respiro, nella base della mia gola, due secondi prima di annegare. Prima di perdere la presa sulla cassaforte dei perchè. Lo punisco per ogni gradino sceso verso il fondo. Per ogni volta che mi sputa nell'anima ricordandomi di essere innamorata, debole. Persa in partenza. E' una lotta continua, un terremoto di nervi e tendini, un incidente di ossa sbattute fino all'infinito.
Questa mattina, scendo in officina. Presta mi sta aspettando. Il volto contratto in una smorfia stizzita, a punirmi per il ritardo. Indossa il browncoat di mio padre e mi dice che dobbiamo partire subito. Dice che non capisce perchè Roger non sia ancora tornato. Cerco di grattare via le parole salate raggrumate al fondo della gola. Dico che non lo capisco neanche io. Due ore dopo, sto litigando con Allan Werner sul prezzo di un pacco di Asu 3. Li monterò nel cervello di Cecilia Carter, dividerò i mei segreti come pezzi di pane bruciato e scottante, e partirò alla ricerca della nave madre ad armi abbassate. Se non posso rispondere alle domande del mondo di Presta, voglio almeno poter rispondere a quelle del mio.
Mi volto, lentamente. Dò la mano al vento e mi lascio condurre fuori, nella notte tiepida. Lui chiude gli occhi, sprofonda. Lontano, nell'universo dei sogni, degli incubi, dell'incontrollabile. Crolla stremato, dopo che giorni di veglia gli hanno rubato le ultime rate di midollo. E' uno spogliarsi della mente, lasciare scoperto il viso mentre l'anima è in preda ai mostri dell'inconscio. Gli scatti improvvisi del corpo mentre risponde alla caduta giù da una scala impalpabile, mentre sfiora paure immaginarie. E' un gesto di coraggio, addormentarsi alla luce del sole, sotto i mei occhi. Mi piace credere che sia un gesto di coraggio. Lasciarmi a guardia dei suoi sogni.
Ingen kommentarer:
Legg inn en kommentar