Ho perso le redini. Quando ci ha guardate, Jack e me, ed ha chiesto spiegazioni. Non è stata una menzogna intera, quella che ho intrecciato. Sam è un bravo ragazzo. Ti puoi fidare, di lui. Ti darà la sua versione dei fatti. E sicuramente, se dovesse trovarsi parola contro parola con una giacca blu non gli crederebbero. Non vuole che la prendiamo in giro, dice. Ho perso le redini, non perchè un cavallo imbizzarrito abbia dato uno strattone più forte del solito. Le mani mi si sono rammollite, i muscoli hanno lasciato la presa. Non riesco a farglielo. Non ci riesco, a prenderla in giro. Mi sembra di affondare dentro. Ma valutare le alternative è come cercare di rivendere un lazo usato. Andarmene? Raccontare tutto? Lascio le redini dietro, cavalco senza redini.
Ho perso le staffe. Vorrei potergli dare un premio, ma a quanto pare non ci vuole così tanto per mandarmi in fusione. Basta star seduto ad autocommiserarsi in un lungo monologo chiudendo fuori il resto. Culo di Chiodi, me. Credo che sia quella, la cosa che mi frustra di più. Non mi ascolta nemmeno. Non importa quante volte gli dica che è stato il nostro chief, che ora è il secondo, che mi fido di lui, che ho messo la mia vita nelle sue mani e che lo farei mille volte e che nessuno ha intenzione di contestare la sua posizione. Prende ogni dannata parola come una critica personale, e me la rigira addosso. Ho solo detto che dobbiamo farci vedere. Che dobbiamo dare qualcosa alla gente, perché se non combattiamo per la gente per chi cazzo combattiamo? Vorrei che smettesse di contorcersi la mente, che la finisse di tremare dentro. Vorrei che potesse trovare la forza di rispondere e basta, darmi un bel cazzotto, di sfogare tutto, così da finirla lì e ricominciare da dove avevamo lasciato. Vorrei non avere quel senso di colpa che mi pende addosso dopo. Quell'innata capacità di ferirlo, colpirlo- sembra mi venga particolarmente bene, sono un talento naturale. Spero la punizione al mercato della felicità non sia il taglio della lingua. Le staffe rimagono lì, a prendere polvere ormai miglia dietro di me.
Ho perso la sella. Non ho fatto domande, forse per la prima volta. Ho lasciato che mi regalasse chili di silenzio, ed un tremore morboso, ed il suo viso a pezzi. Ho lasciato che mi crollasse contro senza proteste. Ho aperto la mia stanza, ho spostato le luci dal fotomontaggio della Shepard sul cesso, e lasciato che affondassimo in un mare di gelatina dove non servono le spiegazioni. Forse è perchè lo sappiamo, che appena apriremo bocca i muri crolleranno. Le nostre voci sono onde d'urto. Mi prende lo stomaco in pugno con quattro parole, e mi sento morire. E volare. Ho perso la sella, sto cavalcando qualcosa di selvatico, senza restrizioni. Ho riposato il respiro vicino al suo volto, navigando nei fiumi sfuocati dei suoi occhi verdi. Bruciano, ogni volta. Mi nega ogni risposta. Mi incatena al momento. Non fa promesse, non ci allaccia al domani o all'orizzonte. Siamo in una bolla che rotola verso un infinito fermo nel tempo. Ho perso la sella. Resto aggrappata finchè posso, poi sarà il cavallo a perdere me.
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