torsdag 12. april 2012

The ice is getting thinner

Ho visto uno stormo, il primo ad attraversare il cielo di Oak Town questa primavera. Bestie alate che costruiscono statue nel cielo. Ho trattenuto il pugno. Chissà se se ne è mai preso uno in faccia. Chissà se è modificabile. Possibile che sia di marmo, possibile che finirei per sfracellarmi le nocche.



Non ho mai posseduto niente. Non ho mai avuto una casa, mia. Una patria, una persona. Niente per cui provare gelosia. A parte la mia sala macchine.  L'ultima volta che ho minacciato qualcuno in quel modo è stato dopo la morte di Rotten, nell'ultimo anno di guerra. Roger doveva aver visto lo stato in cui ero ridotta, perchè insisteva a mandare ragazzini di Sunset ad aiutarmi. Una volta, tornando da un momento d'assenza, ne trovai uno con le mani dentro le griglie. Non lo toccai, ma lo presi per il collo a parole. Lo schiaffeggiai a sillabe, menandolo senza toccarlo, in un modo tremendo. Potevo vedere il suo viso arrossare, i suoi polmoni svuotati, il suo soffocare lento. Era sbiancato. Dopo quello Roger ci rinunciò.



Eivor è esplosa. Non l'ho mai vista così. E' esplosa difendendomi, e mi ha fatto rotolare il cuore a terra. Non sapeva nulla, ma non ha esitato a buttarsi in battaglia al mio fianco. Vorrei trovare le parole, per lei. Ma sono i momenti come questi, quelli in cui siamo più vicine. Quelli di guerra, quelli in cui intravediamo il fantasma della morte dietro una nave nemica. Ora so perchè sento l'odore di casa, fra i suoi pezzi di essere magro ma stabile come l'acciaio. Casa è dove ti senti al sicuro. Con lei di fianco non ne dubito per un secondo. Sono al sicuro. 



Mi tremavano le ginocchia. Penso di aver fatto spostato qualcosa con la mente, nella confusione. Penso che Roger avesse ragione. Bisogna avere qualcosa di solido da prendere a pugni, perchè così ti senti meno impotente davanti alla realtà. Non sono riuscita, a prenderla a pugni. Come se fosse d'aria. Non sono riuscita a prenderla a pugni. E' stato per Roon. Il suo tocco sulla spalla. Il suo sguardo severo, la sua fermezza. Non è solo la mia coscienza, è la parte di me che mi racconta che io sono meglio di così, che sono superiore a questo. E' una scheggia della mia anima.

Ci siamo sedute dentro, il whisky fra le dita. Ho finito per ridere di me stessa. Cos'altro puoi fare?  Le azioni a un certo punto vanno collocate nella giusta sfera. Le metti in ordine, ci rifletti, le superi o le dimentichi. Priorità. Devi solo decidere se e per quali ne valga la pena. Devi decidere cosa è importante. Ogni volta che Quinn apre bocca ne escono nuovi tasselli che vanno dritti a costruire l'immagine completa del mondo nella mia testa. Che si tratti di libellule meccaniche o di saggezza Thomson. Deve essere ereditaria. Ho annuito. Again, cos'altro puoi fare? Ho stretto il mio bicchiere fra le mani, alzato le spalle, e posizionato le azioni nelle giuste sfere, come i pezzi dentro un meccanismo. Cos'è importante?

Evah Adams non è importante. (Aye. O almeno, mi piace ripetermelo.)

La causa è importante. Non posso farmi distrarre così. Devi scegliere le battaglie importanti, e questa non è una di quelle. La Almost Home è importante. Quello che facciamo è importante, perchè se non lo facciamo noi il 'Verse si arrende, e ciò che ci rende umani scomparirà un poco alla volta. Tutto il mondo si dovrà abituare alla puzza di merda, un giorno. Aye. Tutto il mondo dovrà aprire gli occhi. Loro sono importanti. Tre paia di occhi che mi guardano, senza giudizio, affondate fra le poltrone della casa. Che mi indicano la via con un cenno discreto del capo. Che mi danno una sberla quando mi serve, ed una pacca quando serve quello. Sono così importanti da farmi venire un po' paura. Lui è importante. Lui sveglia la rabbia, le sensazioni morbose che non ho mai provato. Lui unisce tutti i pezzetti dell'universo e me li attacca dentro, come nel più grande e blu dei mosaici. Smettila con le preoccupazioni, o dovrò comportarmi da cretino molto di più di quello che sto già facendo per convincerti che mi stai bruciando il cervello. Lui è quello che mi resta dentro per convincermi che la voglio vedere, la fine della guerra.

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