mandag 29. oktober 2012

My terrible friend

Si scrive sui fogli strappati quando la storia smette di scorrere sui binari. Quando il senso si sgretola, quando ti rendi conto che inizio e fine non sono che punti sparsi, che non c'è nessuna linea. Il corpo ha un inizio ed una fine, e la mente vaga come le peggiori polveri di Sunset Tower. Ama, perchè è il modo più rapido di espandersi. Ama fino a dissolverti. 

 Il sapore della guerra sulla punta della lingua, i morti, le ingiustizie, la polvere di Bullfinch, l'avidità, la sete di potere, tutto. Tutto si piega in ginocchio davanti alla capacità di accendere vite. L'amore raggrumato nel ventre. La luce che si accende negli occhi di un capitano che ha visto troppa morte. Il terrore che brucia come la più tremenda delle micce fra le labbra della tua anima gemella. Del tuo amico più terribile. Di chi prende il tuo cuore a pugni, prima di rimettertelo a posto.

Non c'è nulla di naturale nella dignità. La dignità è una parola che gli sconfitti usano per proteggersi quando dovrebbero continuare a lottare. E' una pretesa senza armi. La dignità è la prima cosa che si sgretola, quando è la vita stessa ad esploderci fra le dita. Il sorriso dei tuoi, la diffidenza che scivola via come una seconda pelle di vecchia data. Ti siedi sul ciglio della vita e guardi avanti. Tutte le linee si fanno più nette, più definite. Gli estremi diventano l'unico suolo concreto, l'unica via percorribile.

Le urla, contro El. La sensazione di perdere il 'Verse con una parola. Lo sguardo di Jack, il modo in cui scarta i confini, prende a calci la dignità,  ti stringe, ti fa capire cosa voglia dire "famiglia". Il modo in cui viene strappata alla propria famiglia per fare ciò che è giusto. Lo sguardo, di El. Quando inizia a versare il terrore con lacrime, invece che con urla. La fierezza placida con quale il tuo capitano ti dice che sei pronta. Che siete pronti. Lo sguardo di Polly, e la certezza che ci sarà sempre. La certezza che Jack si lascia una famiglia, dietro.

PUTTANEDAGUERRA.

Mi manca Quinn. Mi manca Roon. Mi immagino i loro volti. Chissà, se sapessero. Sanno. Sa.

Si scrive sui fogli strappati quando la storia smette di scorrere sui binari. Quando il senso si sgretola, quando ti rendi conto che inizio e fine non sono che punti sparsi, che non c'è nessuna linea. Il corpo ha un inizio ed una fine, e la mente vaga come le peggiori polveri di Sunset Tower. Ama, perchè è il modo più rapido di espandersi. Ama fino a dissolverti. 

E' l'alba. Ho lasciato il mio uomo nel nostro letto, addormentato. Mi sono sfilata al suo calore, alla sua pelle. Ne ho assaggiato le labbra, perchè sanno del sonno  pulito, senza sogni nè incubi. Perchè sa della concretezza della realtà. Sa di noi.

E' l'alba. Raggiungo la stiva. Ogni dannato spigolo dentro tutta la nave è stato ricoperto di gommapiuma. Jack ha appena fatto in tempo a buttare le sue quattro cose in sacca. La guardo allontanarsi, appoggiata al catwalk. Ne guardo le spalle che si caricano il 'Verse addosso, mattina dopo mattina, senza fare una piega. Assaporo quell'illusione pallida, quella sensazione vaga che ho provato a tratti durante le ultime settimane. La speranza che fosse pronta per il dopo. Che avesse deciso di non fermarsi all'ultimo giorno di guerra. Ne incontro gli occhi. Ma non c'è più nulla da aggiungere. Sappiamo esattamente cosa succederà.

Andrà tutto bene.