torsdag 31. mai 2012

The end of the war

L’estate è ovunque, ha iniziato ad infilarsi addirittura nel sistema di ventilazione del covo. Con le mani affondate nella matassa di circuiti del detonatore, respiro il profumo del terriccio umido, l’odore sacro della terra. Con la testa sotto le radici del mondo, sono parte di qualcosa di più grande. Pulizia, avrebbe detto mio padre. Pulizia, ripete Quinn nella mente.

Se Zachary Sterling fosse stato capitano dell Almost Home, non avrebbe risparmiato Eleazar. Sono cresciuta dentro una nave dal credo crudo, dall’abitudine violenta, e dalla corte marziale impietosa. Se Zachary Sterling avesse sorpreso la sua creatura nell’atto di tradirlo per nutrire il proprio cuore di debolezza, avrebbe conficcato una pallottola nella testa di Ritter davanti ai suoi occhi.

D’altronde, a Zachary Sterling sarei, forse, riuscita a mentire. Sette anni fa sarei, forse, riuscita ad omettere. A proteggere El, a non dire nulla. A cucire la bocca, a tenere le mura alte.

Le persone mi hanno smantellata come una carcassa di firefly. Jack Rooster e la Almost Home mi hanno smontata. Ci nascondiamo, pianifichiamo pugnalate nella schiena all’Alleanza, al Core. Vero. Proprio questo rende ancora più importante avere confini puliti, catene limpide, strette cristalline ad unirci. Mentirle non sarebbe stata un’opzione. La morte, piuttosto. Non di El, la mia. Ero pronta.

L’ho sentito svegliarsi, l’inverno. In piena estate, è calato il gelo più silenzioso fra Jack e me. E’ il prezzo per troppi chili di verità, per troppe parole. Non tornerei indietro sui miei passi nemmeno con un mauler puntato alla nuca. Non un secondo. Il fatto è che l’inverno ti butta in fondo al pozzo. Ti schianta, ti priva di ogni luce, ogni calore, ogni colore, ogni forza. Dura mesi, su alcuni pianeti anni. Ma c’è una primavera. C’è una fine della guerra. Una vittoria.

Due mattine fa sono uscita dal covo all'alba, mentre il cielo di Greenfield si colorava di viola. L'ho intravista, la fine. Il Rim di mille colori diversi, la faccia della Shepard nel fango, il blu bruciato, gli occhi della gente. Salderò il mio debito con Jack Rooster il giorno in cui inizieremo a ricostruire. Quello che ha fatto è qualcosa di più grande che non assicurarsi un alleato od una bocca chiusa. Mi ha indicato un cratere. Io inizio a creare le fondamenta del nostro nuovo mondo oggi. Prima della distruzione. E’ l’unico modo per sopravvivere. Alla fine della guerra, avrò dimostrato a Jack Rooster che si potrà sempre fidare di me. Alla fine della guerra, avrò trovato il modo di convertirla al futuro. Il suo debito non si salda a parole. Ma le parole sono un inizio, e le parole nella mia testa sono chiarissime.

“Jack Rooster, devi essere tu a sposarci (perche' non credo nel vostro dio, ma credo in te.)”

(No, non ho ancora trovato la voce per dirlo).

Sposarci.
Sposarmi.

"Sposami."

Chiudo gli occhi. Mi immagino la faccia di Roger, la faccia di Zachary mentre mi affaccio sulla plancia dell’Oldma nell’impero dei fantasmi e grido a pieni polmoni “MI SPOSO!”.

Mmm.

No, sarebbe piu' un sussurro. "Mi sposo."

Immagino il ghigno malefico, il sorriso strafottente. La luce negli occhi. Sento quella pacca brutale sulla spalla che in un altro mondo sarebbe stata un abbraccio affettuoso. Vedo i loro volti, ed il riflesso della mia mente che cede. Mentre tutto si mischia, mentre sono un grumo di cuore. Mentre divento esattamente come loro.

Non è stato facile far crollare tutto ai piedi di Eleazar Ritter. Non è stato facile ammettere il bisogno, non è stata facile l’umiliazione, l’orgoglio ingoiato e dimenticato, non è stato facile sopportare la mancanza, non è stato facile resistere al terrore. Misurarsi con i suoi burroni, con le sue guerre, con la sua mente, che schiaccia la realtà sotto il vetro impietoso della logica. La logica che ti salva. D’altronde, non sono qui per le battaglie facili. Eleazar è la più grande delle mie guerre. La guerra contro di lui, contro di me. E’ la guerra che non posso combattere accanto a Jack ed Eivor, il meccanismo che non posso smontare con Quinn, la situazione che non posso gestire trattenuta da Roona oltre al burrone. Ho preso la sua mano ed ho promesso che avrei combattuto per noi. Una guerra da fare da sola, da vincere dentro di lui. Una guerra che stavo combattendo da sola, finchè non ho aperto gli occhi sui suoi.


Siamo nella Almost Home, nella mia cabina, nel mio letto. Siamo nel cuore del cuore, tutti i miraggi di una casa si sono sovrapposti fino a diventare concreti. Sento il freddo di Jack ed il fuoco di Eivor oltre le pareti. El davanti a me, davanti agli occhi socchiusi che si splancano piano. Fra di noi, il solido, il denso, l’arreso. Il profumo della sua pelle mi ottura il cervello, me lo isola. E’ compatto, amaro, salato, dolce. E’ il mio mondo. Penso alle sue guerre, al suo buio, ai suoi vuoti, alla sua ribellione, al freddo che ha attraversato. A Will, ai morti, a Serenity Valley, al suo revolver caricato a piombo e pietà. Coraggio e proiettili. Rachel. Corona. La targhetta, l’appartamento. La targhetta. Eleazar Ritter, Corona. Stringo la targhetta, l’odore di metallo si mescola al suo. Mi ha lasciato la sua vita fra le mani, il suo fantasma ipotetico, la fine della sua via, la sua pelle, la sua battaglia. Sento una fitta rovente attraversare il torace, sotto il suo nome scavato nell’acciaio. Un fulmine si abbatte nella mia testa, tutto diventa silenzioso, chiaro, limpido come l’oceano. Eleazar Ritter non è l’uomo fiaccato dalla disgrazia, l’uomo sceso a patti con il nulla, l’uomo che ha congedato i sogni ed il mondo vivo per un mondo fatto di morfina e plastica.

Eleazar Ritter è la persona più forte che io abbia mai consociuto.

Sposo l’unica persona in questo Verse che avrei mai potuto amare.


Culo di chiodi ha ragione. Non mi è poi andata così male.

lørdag 26. mai 2012

Marry song




[Prologo]

I debiti con Jack Rooster non si pagano a parole.

[1]

Sposami. 

[2]

Ti avrei sposata comunque, prima o poi.

[3]
 
Risate, isteriche. Scotch, dopo aver raccattato i cocci di quello distrutto. Urla. Uno schiaffo. Il calmarsi del respiro. Scotch. Il fremere dell'angolo della bocca. Un bullone all'anulare.

[4]  

STERLING!
Ho sentito di Quinn al Greenfield Herald, DIMMI CHE TU STAI BENE. 

Culo di Chiodi

[5]

Perchè... Perchè?

Le domande di Roona sono sempre quelle che ti sradicano il cervello.

[6]

La mano di Zoya sulla spalla.



[7] 

Phil è sull'isola.


[8]
 
Due richieste, prima di morire.
Ok, solo se non muori.

[9]

Bullone al dito.
Checcazzodici.

[10] 

Racconta.

Gli occhi vivi di Quinn.
Noi cambieremo le cose. Cambieremo tutto.


[Epilogo]


I debiti con Jack Rooster non si pagano a parole.


[Sposami]

I'll marry my lover in a place to admire
I don't have to even ask her I can look in her eyes
And thank God that I am forgiven
I thank all my friends
To say I've been truer or they forgotten

Weary my mind is to say the least
It's been awful hard to just stand on my feet
I think I'll slow down if I am able
I won't drown in the ocean
Or starve in my place at the table


Lucky ones are we all til it is over
Everyone near and far
When you smile the sun it peaks through the clouds
Never die for always be around and around and around


How is your sister and what of your brother
Extend hellos to your father and mother
What in the world would cause you any sorrow
Lighten your load
And see how I killed the wheel barrow I borrowed


Lucky ones are we all til it is over
Everyone near and far
When you smile the sun it peaks through the clouds
Never die for always be around and around and around


torsdag 24. mai 2012

Retrace your steps, balance in check

Ci sono cose a cui solo il panico ti prepara. Il panico non è diverso dagli altri milioni di meccanismi invisibili. Impari a conoscerlo attraverso attacchi sanguinanti al cervello, e più ne hai assorbito, più sai come prenderlo per il collo. Se non hai sperimentato un disastro, un incidente di qualsiasi proporzione, non puoi sapere che la parte peggiore del panico è il momento in cui ti acceca. Il momento in cui rischi di compiere gli errori. La frazione di secondo di cortocircuito in cui smetti di vedere davvero, in cui il problema è di fronte a te, ma le mani si muovono per conto loro, senza senso. Rischiando di rendere il disastro una tragedia. La cosa più importante che puoi imparare come macchinista preparandoti ad un disastro spaziale, è frenarti. Aspettare quella frazione di secondo, aspettare che il collegamento sia ristabilito. Aprire gli occhi e vedere per davvero cosa sta succedendo. Un buon macchinista lo sa, e sa sempre dove far cadere gli occhi per prima. Un buon macchinista sa cosa avere nella mente, cosa è importante. 

Maracay è piena della polvere pulita che viene spazzata in cerchio dalla corruzione. Persino mentre il sole pigro aspetta di alzarsi ed i riflessi di luce ancora non hanno iniziato a leccare la stanza, sembra di intravedere filari di sporcizia gassosa diluita nell'aria. Si respira la tragedia senza saperlo. Non ce l'ho più fatta. La mancanza sotto la pelle si è fatta bruciante, i nervi si sono radunati in protesta sotto la spina dorsale. Ci sono stati degli scontri. Nessuna forza dell'ordine, dentro. Sono partita. E' stata la notte più incredibile della mia vita. In una bolla straniera, aspettando il suo ritorno. I suoi occhi, il suo sorriso. Puttanedaguerra, il suo sorriso estratto a ripetizione come la più meschina delle armi. Ho perso il contatto, ho alzato le mani. E' stata la notte più bestiale della mia vita. Mentre le menti si rincorrono per i labirinti delle pulsioni e della logica, mentre i corpi galleggiano nella fame brutale, mentre si scontrano, nella consapevolezza di essere votati alla prosecuzione a rotta forzata, senza uscite d'emergenza, i raggi del sole ci bruciano la pelle, ci scoprono alle vetrate sulla città. Mi cuce addosso i suoi segreti. Mi cuce addosso l'amore, l'opera di sutura più complessa del 'Verse, considerano che è stato lui la causa della deflagrazione nel petto. Nella testa. Crolliamo esausti ad ammirare le ombre che scivolano sul tetto. Ci chiediamo se è felicità. Non ho proposte migliori.

As you're climbing the walls there's no answer at all
Except the gift you give yourself
I trust that you'll find some in a peace through times that are rough
What would it take to hear you say the gift you give is love
 
Non so se sia un tacito accordo di disaccordo, o semplicemente il bisogno di un cervello di funzionare come unione di pezzi, un bisogno talmente forte da ignorare e sgominare tutto il resto. Mi ha passato una carota, abbiamo firmato il trattato. L'ho guardata, e ho trovato il sentiero per casa. Le luci nella casa Thomson si sono spente e noi siamo rimaste a fissare i ricami di stelle nel cielo nero. Nessun cielo come la primavera di Greefield. Le costellazioni migrano, formano ritratti incompleti, immagini a metà. Appena quel che basta alla sopravvivenza della fantasia. Ha teso la mano e gliel'ho presa. Immagino non se lo aspettasse, e stranamente il panico non ha colpito. Aspettavo uno strattone od un ringhio, si è sfilata riconoscendo che ora abbiamo problemi più grandi. A volte penso che avrei voluto conoscere Phil. Sapere esattamente cosa avrebbe pensato, ora. E sono certa che avrebbe detto le stesse cose che sto dicendo io. Se davvero l'ha amata come l'ha amata. Altre volte sono grata di viverlo attraverso i ricordi di Quinn. E' raro venire presentati a persone così belle. Anche quando si tratta di fantasmi.

Una sorta di intelaiatura stellare di tragedia sembra perseguitare ogni nostro incontro, ricongiungimento, riconnessione. Non credo in dio, non credo nel destino, raramente mi lascio appassionare dalle coincidenze. Quando Baylong decide di prendere una pausa dalla sua campagna di terrore, i mostri della notte la sostituiscono degnamente. Il nostro momento perfetto è durato poco. L'odore di paglia nell'aria, le nostre battute a scapito di Roon. Le nostre sopracciglia aggrottate come scudi di protezione, le menti sollevate. I nostri segreti viscidi rotolati con le balle di fieno. I nostri sorrisi alla dueinuno, e la nostra luce dentro nel sentire di Patchouli. Vedere gli occhi di Roona Mei Wilson accendersi in quel modo è uno spettacolo che tutto il 'Verse dovrebbe avere la fortuna di vedere. Da proiettarsi sul grande schermo allo stadio dei Patriots, la prossima volta. Da mozzare ogni appiglio al terrore, alla rabbia. Non che gliela farò passare liscia, a Patchou. Mi sembra di non vederlo da mille anni luce. Lui sa di Abel. Lo sa perchè dopo un incidente spaziale e mezza bottiglia di whisky non sono riuscita a tenere la bocca cucita. Sa dove è passato il tornado a strappare le radici delle cose belle. Ma lui è diverso. Lui può aggiustare tutto. Lui ha spazio dentro sia per Roon, che per il suo sorriso.

Sono sdraiata sul divano, e Quinn mi tampona i graffi del Chupacabra. Ay, Sam l'ha chiamato così. Mi fissa, mi dice di chiamare Ritter. Qualcosa di sconnessamente disperato mi si muove dentro. Dico che lui non c'è, quindi niente. Mi chiede come ho fatto a sollevare una pietra con lo sguardo e scagliarla nell'occhio della bestia. Non ho segreti, per lei. E' solo che il ricordo di Buck brucia come se non fosse mai stato quietato. Si alza, annunciando che se ne torna a casa. E poi a Gào Shì, fra qualche giorno. Non faccio in tempo a dirle che mi mancherà da morire. Che mi è mancata da morire. Jack entra, e mi pianta gli occhi scuri nell'anima. "Ho sparato a McCorvin". Il cuore salta un colpo. Non per McCorvin, intendiamoci. Per lo scenario che si presenta subito dopo, come un lampo. E che poi si solidifica lentamente, a seguire. Scorgo il buio nei suoi occhi. Non è sicura se sia morto o meno. Scorgo la debolezza. Eppure Jack non fugge. Jack nasconde le prove, costruisce un alibi ed aspetta che Wolfe venga a prenderla. Brucia gli stivali, parla con Edwards, il mio tubetto giallo. Se mi prendono, sei responsabile per gli altri. Mi si chiude lo stomaco, ma nemmeno questa volta il panico riesce a spezzare il contatto fra occhi e cervello. Non fa in tempo. Mi posa una mano sulla spalla, mi stringe. Andrà tutto bene. Per un attimo mi fermo, nella testa. Fermo tutta la scena, esco dal retro del cervello, ci aggiro e resto ad ammirarci. Me la vede in faccia, la paura. Me lo vede in faccia, che posso far saltare il club su St Andrew, la statua a Cap City, che posso riparare tutta la Almost Home da sola, ma che la responsabilità proprio non è il mio tipo di carico. Ignora la mia faccia storta, e mi stringe la spalla, passandomi quel potere strano, marmo fluido che sembra tenerla in piedi sempre. Andrà tutto bene. Annuisco. Non ho scelta. I suoi occhi non mi lasciano scelta. I suoi occhi sono il deserto da attraversare. Non hai scelta. Non ti puoi accasciare a terra ed aspettare la fine. Quelle non siamo noi. Andrà tutto bene. Prendo i suoi stivali e raggiungo l'alba alla quercia nera. Mentre le fiamme li consumano fino alla suola, mi guardo le mani. Mi chiedo quando avrò il coraggio di sdraiarmi su quell'amaca.

torsdag 17. mai 2012

Clothes of sand

Raggiungo la collina appena in tempo per vedere le luci di casa Thomson spegnersi, questa sera. Le giornate si fanno sempre più lunghe, fra il ranch e la preparazione della Almost Home alla caccia al Vettore, e non riesco sempre ad esserci per il tramonto. Mi imbottisco di lavoro, come olio per gli ingranaggi arrugginiti del mio cervello. Le giornate scivolano via senza senso.

Eleazar ha raccattato le mie briciole, la sera del litigio. E' tornato. Mi ha portata in un angolo sicuro e m'ha messo il mondo in mano, un po' come fa sempre. Ricordo solo la sensazione della vicinanza. Non ricordo una parola di ciò che gli ho detto, ma il giorno dopo lo stomaco faceva male, come se avessi strappato delle parole pesanti. Le parole stanno perdendo significato intorno al suo nome. Un po' come la linea dei suoi occhi, che diventa un mare verde senza più confini tangibili. E io sto lasciando andare la paura. Uno strattone alla volta. Non ho mai provato nulla del genere. Mai. Amare ogni suo strato, anche quello più stronzo. Sentirlo scivolare sotto la pelle. Capire che è troppo tardi, che a tentare un'inversione di rotta sbanderei malamente. Mai.

M'ha lasciato un coniglio in camera. Sono un po' morta di risate, ed è stato assurdo, perchè è la prima volta dopo giorni che mi capita. Come se i polmoni venissero bucati per lo sforzo, come se gli angoli della bocca venissero frantumati sotto la pressione. Mi ha lasciato anche Montezuma, che mi fissa con meno sospetto ogni giorno. Ieri ha addirittura cacciato via il coniglio ed è venuto a dormire sul mio cuscino, tentando di infilarmi la coda su per il naso tutta la notte.


Ho assoldato Marcus per prendere il mio posto sulla collina dei Thomson, le notti che sarò via. Mi fido di lui.

Ho recuperato i progetti bruciacchiati. Ho parlato con Joe, sa di un laboratorio sicuro. Niente triade, stavolta. I cavalli meccanici non si montano da soli.

Non ho mai dubitato di lei. Mai. Mi manca come il sangue.

tirsdag 15. mai 2012

All the pretty little horses


 


Era notte, a Sunset Tower. I rimbombi metallici e gli schiamazzi si stavano quietando, nel porto. Presta ed io eravamo le uniche anime in movimento sul ponte 71. C'era un freddo speciale, nell'aria. Il freddo che ti entra nelle ossa e poi ti penetra nei polmoni, facendoti gustare il sangue ed il funzionamento dei macchinari di carne del tuo corpo. Era il freddo del novembre 2510. Roger stava sistemando l'Oldma per il carico diretto ad Hera. Maulers, Gatlings, lanciagranate. Nessuno sapeva che sarebbe stato la nascita di Rotten, e l'ultimo viaggio del Capitano Zachary Sterling. Avevamo l'incarico di trovare qualche disperato che potesse stare agli armamenti, dopo che Johnny McToe e Sasha Roska erano saltati in aria nello scontro di Madnia. L'aria era una coperta pesante, coricata sulle menti di tutte. Non c'era nemmeno un'ombra in vista. Stavamo per fare dietrofront, quando le note calme di una chitarra tagliarono la coltre di gelo. Impiegammo qualche istante prima di intravedere un uomo seduto sulla rampa aperta della carcassa di una Wyoming. Aveva le scapole appoggiate al portellone, la barba di parecchi giorni, gli zigomi sporgenti e due pozzi neri al posto degli occhi. Ed una voce stupenda. Di quelle roche, basse, che ti si avvitano in fondo allo stomaco. Iniziò a cantare senza degnarci di un solo sguardo.

Hush-a-bye, don't you cry
Go to sleep you little baby
When you wake, you shall have cake
And all the pretty little horses
Blacks and bays, dapple and greys
All the pretty little horses
Hmm, and mama loves, daddy loves
Oh they love their little baby
When you wake, you shall have cake
And all the pretty little horses
Blacks and bays, dapple and greys
All the pretty little horses
Blacks and bays, dapple and greys
Coach and six white horses
Way down yonder, down in the meadow
Lies a poor little child
The bees and the flies are pickin' out its eyes
The poor little child crying for its mother
Oh, crying for its mother

Si chiamava Tommy McKee. Era di Shadetrack. Era di Mehica. La sua casa, le sue quattro pecore, sua moglie Dana ed i suoi bambini Jimmy e Dalia erano stati smembrati due settimane prima da una granata alleata. Lo aveva saputo dopo essere tornato vittorioso da Xanto. Era tornato a casa, sulla schiena solo la chitarra, sul corpo una cicatrice lungo tutta la schiena. Si era seduto sull'erba bruciata, fra la polvere, i pezzi di carne, le macchie di sangue nero. La voce di Dana sembrava ancora echeggiare fra i resti di muro sradicati. Le sue parole, che conosceva a memoria, che ne avevano salvato i sogni in battaglia, si erano attorcigliate al suo stomaco, alle sue idee. Si erano confuse, spostate, spezzate. Ci erano voluti tre giorni prima che i suoi compagni lo ritrovassero, seduto lì, nello stesso esatto punto. Disidratato, delirante. Lo avevano trascinato a forza sull'ultima nave della salvezza. Due settimane di viaggio, ad ascoltare la sua ninnananna a ripetizione, rischiando la salute mentale. Lo avevano lasciato al porto di Sunset Tower, ormai uno scheletro vuoto di ricordi spezzati. Inservibile. Erano ripartiti tutti per Serenity Valley.


Mi siedo sullo scafo della Almost Home. Sono al porto di Greenfield, è il quindici maggio 2514. Il sole sta sorgendo sui giganti metallici addormentati. Joe mi ha fatto riavere il banjo. Dice che Presta ha reazioni spaventose ogni volta che lo vede. Dice di togliermi dai piedi, o di esserci e basta. I polpastrelli sfiorano le corde. La gola mi si chiude. Le parole sono incollate alla memoria, come poche. Non una delle ballate rivoluzionarie di Roger. Solo l'ultimo ricordo, fra le labbra di un uomo già morto. La sua voce roca e bellissima mi rimbomba nella testa. I suoi pozzi neri si aprono.

Hush-a-bye, don't you cry
Go to sleep you little baby
When you wake, you shall have cake
And all the pretty little horses
Blacks and bays, dapple and greys
Coach and six white horses
Blacks and bays, dapple and greys
All the pretty little horses
Blacks and bays, dapple and greys


mandag 14. mai 2012

...

Alcuni fogli bruciati al fondo del quaderno rosso. Si riconoscono resti di progetti d'ingegneria. Qualcosa che assomiglia ad insetti meccanici, ed un cavallo a reazione. Su un altro foglio, inzuppato di bourbon ora asciutto, una frase resa quasi illeggibile dall'inchiostro sciolto.

Voglio affondare le unghie al centro di questa terra, e sparire nel buio, e svegliarmi quando non ci sarà nemmeno più un rumore, solo il silenzio, solo il silenzio su tutto il 'Verse.


La felicità costa un sacco, e più sei felice più dopo paghi


søndag 13. mai 2012

Dress up in you

Cortex. Il tocco al quale mi aggrappo, nella speranza che mi risponda, da quando è sparita senza traccia. I miei stupidi messaggi a vuoto si perdono nel buio del 'Verse lontano.

Ferro. L'odore della sconfitta, mentre il fianco della Almost Home viene squarciato senza pietà, mentre i bastardi in blu rivendicano vittorie e ci colpiscono nello stomaco. Lo sguardo di Eivor, colpito nel centro, in mezzo all'acciaio. L'odore di bruciato. I circuiti sradicati. Male.

Polvere. Il sapore che mi soffoca la gola mentre cavalchiamo verso India. Sulla forza selvaggia di Freak, sotto l'ala del vento. La pace nelle vene. Mentre rovescio pezzi di cuore addosso a Roona. Mentre scavo, mentre intravedo il bagliore di quello che le si sta svegliando dentro.

Sole. Il calore che colora il contorno delle sue spalle nude, mentre affonda contro il mio respiro  nell'erba, mentre l'alba ci stende a terra. Dopo che ha strappato morsi di ragione all'orgoglio. Dopo che mi ha abbattuta, tolto tutto, regalato il mondo. Mentre addestra la mia anima ad ascoltarlo. Incassiamo le sconfitte, ammettiamo la paura. Appoggio il viso al suo petto, e nella mente mi rimbomba il rumore del suo cuore senza freni. Né le parole, né il silenzio sono abbastanza.

If i could have a second skin
I'd probably dress up in you

fredag 11. mai 2012

No one sleeps when I'm awake

Frammenti di Quinn sparsi per la mente. Cerco di individuare il secondo preciso in cui ho perso contatto, sbattuto il muso contro il muro. Dopo l'abbraccio, ma prima che mi voltasse la schiena e se ne andasse, portandosi i suoi segreti fra le braccia. Non l'ho più vista. Sento ancora il fischio sordo nella testa, il modo in cui il resto del mondo perde i suoi rumori. Le onde sonore rovinano a terra con me, la faccia nello schifo delle baraccate. Il sangue. La schiena in fiamme. L'abbraccio di Quinn si confonde con quello immaginario della morte, che mi aspetta composta, fumandosi una sigaretta, appoggiata ad una parete. Poi, la voce di Eivor. Mentre mi salva la vita per l'ennesima volta. Il mio angelo d'acciaio.

I've seen people losing all of their faith
before they knew what they were looking for
I swore I'd never ever do it again
till this day

La via fino alla sua baracca sembra eterna. Nel silenzio di Quinn, che si chiude a riccio. Nella determinazione di Culo di chiodi, che ci mette al sicuro. Una via eterna, appoggiata a carne che sento mia. Culo e Cuore. Sbam, la porta si richiude. Le labbra serrate, il dolore che tiene sotto assedio i nervi. El entra, di colpo. Mi fissa, inizia a medicare. Ordini veloci. Conosco lo spettro nei suoi occhi. Cerco di parlare, di spiegare, ma il mondo mi si strozza in gola. Spero che una delle sue pinze sia abbastanza grande da potermi estrarre il cuore, perchè si sta muovendo in modo così sconnesso che credo mi spezzerà le costole, a breve. Lo lascio volentieri nelle sue mani.

Le spalle di Quinn, sparite dalla baraccata. Salgo sulla Almost Home, e quel nome torna a frustarmi la mente. Baylong. Cercano noi, cercano lei. Cercano Quinn ma non la troveranno, perchè Quinn è sparita, Quinn è solo tracce invisibili nella mia mente, spalle che si voltano e scompaiono. Ricostruisco tutto ciò che avrei potuto offrirle come protezione. La mia mente arretra. Non sei come lei. Tu non sparisci. Mi fa male il cervello. E' possibile? Dovrei farmelo aggiustare, secondo Culo di Chiodi. Come si ripara mezzo cervello?

You know it hurts so bad
just like i knew that it would
but I'd do it again
do it again if I could.

Dovrei farmi vedere il cervello dal dottor Ritter, secondo Culo di Chiodi. Dopo che lui ha scoperchiato il proprio, il ricordo di quella frase mi si infila fra i denti in modo fastidioso, un resto delle pesanti dosi di ironia del destino che ho mandato giù ultimamente. Tutto si ripete sulla tavola dei ricordi. Un respiro, via. El apre la cassaforte di piombo che porta nella mente, lo fa in modo feroce, brutale. Mi scarica la sua ombra addosso alla velocità della luce. Chiudo gli occhi, assaggio la consistenza dell'impatto. Poi, le sue parole. Come navi in arrivo dopo il temporale, nella mia stanza. L'odore ferroso del suo sangue, vicino. Mai abbastanza. Le parole. La guerra. L'istituzione, Montezuma. I morti. I mostri. Gli incubi. Mi apre il cuore taglio dopo taglio. Mi regala la sua pinza, e ci sdraiamo vicini, ognuno con le schegge di granata del proprio passato conficcate nella carne. Mi strappo, spillo dopo spillo, la promessa sacra. Gliela regalo senza ammonizioni. Metto la sua vita sull'orlo del precipizio, e lo tengo per mano. Lui impianta, verità dopo veirtà, la sua vita nel mio corpo. I cadaveri, il terrore, la rabbia incontrollata. Il siero. Apro la finestra, l'aria pulita del mattino invade la stanza. Non ho paura. Sono sotto la sua pelle, fra le sue braccia. Non siamo più in grado di colpirci a vicenda. I segreti abbandonano riluttanti il mostro mondo. Mi stringe a sè, e ci prepariamo ad affrontare gli incubi ad occhi aperti. Esistiamo l'uno dentro l'altra.

Cause the dreams that I dream
and the songs that I sing
when I lost myself and a different meaning

Ore dopo mi alzo, sfilando il lenzuolo, scoprendolo piano. E' ancora immerso nel sonno mentre controllo la fasciatura alla spalla, mentre ne percorro la pelle con le punte delle dita. Da capo a piedi. Mio. Lo stomaco mi si stringe in un nasueante attacco di bisogno fisico di fusione totale. Mi allontano in fretta, buttandomi addosso i miei quattro stracci e la weyland. L'aria piena di sole mi colpisce come uno schiaffo. Pochi minuti dopo mi scontro con le braccia di Roona. Vi affondo, la stringo a me con la certezza che non la lascerò più andare. Culo di chiodi ci raggiunge. Ci raggiungono le parole, con più forza di un terremoto. Il ranch, i Bolton, l'Alleanza. L'idea di arrendersi in favore del godimento di una libertà immaginaria. La crepa invisibile che da sempre dorme fra i nostri piedi si allarga, e presto spacca il terreno fra lei e noi. Assassini a sangue freddo. Come una mazzata. Vedo Eivor incassare senza replica. La sento fare crack. Protesto, ma dentro, se mi muovo con un po' meno cautela, se ciondolo, posso sentire i cocci rotolare da una parte all'altra. L'Amore che devi a te stessa e a quello che sei. L'amore non lo devo a me stessa. Non più. Lo devo a questo 'Verse. Lo devo agli occhi che ad ogni colpo mi salvano dentro.  E' per questa ragione che non mi avanza pietà per il resto.

Words are all I have to give to you
you never seem to see it my way
Standing in the shadows I hear
people say

Non può succederti nulla che tu non ti faccia già occhiverdi... Mi fissa, ed io abbasso l'attenzione nel mare di circuiti incassando. La sua voce mi rimbomba ancora nella testa. Patchouli ha ragione. Tento di scavare alla ricerca di informazioni, informazioni che sono state incastrate nella terra di un bambino innocente. La rabbia mi stringe lo stomaco, eppure quando alzo gli occhi su di lui non riesco a non trovare motivi per sorridere. Affondo nel suo abbraccio. Sono difficili, le parole. E' difficile, non farsi buttare a terra, non arrendersi agli spintoni. Sarebbe infintamente più facile puntare il dito contro il mondo. Patchouli resta in piedi, a testa alzata.

Cole lascia la Almost Home. Alzo la testa dal mio mondo elettronico, e vedo le labbra di Jack muoversi, senza che ne esca un solo suono. Dentro la mia testa, il fischio della granata. Dentro, non ho idea di cosa stia succedendo. Non so se sia la colpa, le urla che gli ho rovesciato addosso. Le sue minacce a vuoto che ora hanno centrato in pieno. Vedo semplicemente il muro alzarsi rapido come un fulmine davanti agli occhi di Jack. Incontro gli occhi di Culo di Chiodi, attimo dopo attimo. Stiamo spalla contro spalla in un abbraccio goffo ad osservare Jack e Donna che si parlano. Parliamo di Greys. La sento vicina, la sento scorrermi nel sangue. Vediamo i sogni frantumarsi, tentiamo di tirarli su ognuna dal proprio lato, come una bandiera colpita da un vento troppo pontente. Se la lasciamo abbattere a terra, abbiamo perso tutto.

Shot down and closed, imagine all of those,
hundreds of dreams
Taking place around you

Torno al ranch tardi, la notte. Lui è stato lì, ma non c'è piú. Ha lasciato un biglietto, due biglietti. Leggo, e mi chiedo come faccia ogni dannata volta a spappolarmi dentro, anche a pianeti di distanza. Appoggio la spalla contro il materasso e la carta sulla faccia, chiudo gli occhi. Vedo la casa. Sei pazza. Vedo il prato come l'ho visto la prima volta, prima di partire per l'ultima volta con la Cecilia Carter. Ricordo l'apparizione da dietro il bosco, la luce improvvisa, i fiori di campo sparsi a caso, opera di un gigantesco artista pazzo. Ricordo la casa, senza che fosse lì. Mi siedo di nuovo nell'erba alta. Ancora una volta, me lo prometto, in silenzio. Se torno, glielo chiedo. Se sopravviviamo, lo faccio. Da zero. Gli occhi chiusi sotto la sua carta, mi sembra di intravedere l'alba.

I've got confessions to make
listen up
no one sleeps when i'm awake

fredag 4. mai 2012

When the 'Verse was young.

Apro gli occhi, e la luce del neon mi penetra il cranio fino al cervello. Illumina il mio terrore, risveglia la distruzione. Dove sono gli altri? Dove... I suoi occhi, di nuovo. Chiari come la luce abbagliante di Whitmon. Mi slega, con calma. Le ossa si sollevano, assaggiano la leggerezza dell'aria. Mi porge la sua mano. Dopo aver distrutto tutto ciò che amo, tutto quello che possedevo, mi porge la mano.

Jua

Comprendo una, due delle sue parole. Percorriamo i corridoi metallici di un gigantesco borgo spaziale, parlando ognuno la sua lingua. La disperazione mi paralizza da tempo, prima che recuperassero il mio pod. Ora la meraviglia mi pietrifica, mi riempie di un vuoto infinito, solido, pulito, lucente. Mi nausea. Camminiamo fluttuando, tento di addestrare il mio passo alla sua grazia. Mi apre le porte della plancia più grande che abbia mai visto. Un anziano mi pianta gli occhi albini addosso e mi ricorda che parole come "guerra" e "morte" sono universali. È la plancia più mostruosa, che punta verso rotte dimenticate percorrendo piste poco battute, lontane dal dolore assurdo dei nostri mondi. Mi fa paura, la pace che sembrano portare dentro. Mi fa paura pensare a cosa porto io. Vedo un popolo in esilio volontario, alla deriva per scelta ai confini dell'universo conosciuto. Se solo potessero vedere. Se solo fossero qui.

Mi invita a restare con occhi grandi e con gesti generosi. Gli spiego che ho una guerra da combattere. Mi guarda senza comprendere. Mi guardo senza comprendere. Se loro non ci sono più, so già che è una menzogna. Che è finita.

Mi lascia il pad in mano, prima di lasciarmi nella capsula. Mi spinge fra le dita il codice, il passe-partout per i confini del 'Verse conosciuto. Due navi che si scontrano, ed il codice. Fisso il pod di emergenza. Per un po' non mi fanno nemmeno più paura, il vuoto, la solitudine, il buio infinito. Mi preparo alla morte con grazia. Poi, a bordo, trovo l'armor.

Le luci di Safeport intaccano il cielo all'orizzonte. Le luci di una nave, le luci della salvezza. Mi scaravento fuori dal pod come un riccio, e mi apro come un mostro metallico. La cresta e' la mia vela. Sto per affrontare un viaggio di ritorno senza fine. Contorni sfuocati, sempre più sfuocati. Lei mi sfila il casco, il pilota biondo mi fissa con occhi di ghiaccio. Faccio il mio elenco dei dispersi, prima di completare la mia performance da figlia di puttana. Sento tutti i nomi tranne uno. Il cuore vomita eccessi. Urlo, mi strappo dentro. Eppure non ho sentito nessun filo recidersi, nel cervello. Nemmeno nel sonno. I contorni si fanno instabili. Non mi possono toccare. Ringhio, come una bestia a cui abbiano cavato il senno.

Mi lasciano a Safeport, Jack raccoglie le mie spalle pressate dal metallo, gli angoli delle mie ossa senza voce. Mi trascina a casa, e durante tutto il cammino ondeggiante e costellato di buchi neri ho la certezza assoluta di non aver detto una sola parola. Le vorrei chiedere scusa, la vorrei pregare di picchiarmi a sangue. Vorrei mostrarle l'armatura al completo, prometterle che sarò il suo scudo, che avvolgerò la sua vita nella mia. Che vinceremo, ora. Non riesco nemmeno a raccogliere la voce in fondo alla gola. Presta sta già dormendo, quando mi lasciano in officina. Quinn è al sicuro, me lo hanno ripetuto tante volte quanto io ho domandato. O urlato, credo. Ho smesso di dibattermi come un'ossessa ridicola, senza forze. Muovo le labbra senza produrre suoni. Jack mi fissa. La fisso. Abbiamo il 'Verse davanti. Dietro tutte le muraglie di sogni spezzati.

Apro gli occhi piano, nel timore che uno sguardo troppo rapido, affamato, violento possa mandare in frantumi anche questa realtà. Mi piace, questa realtà. Mi fa a pezzi ogni giorno, ma è la mia. Sposto le lenzuola spiegazzate a scoprire il suo volto pieno di lividi. Scivolo vicino a lui, mi rannicchio contro il suo respiro. Ha la bellezza del sangue sparso in battaglia, degli sguardi sfuggenti, delle mura crollate, dell'armatura smontata. Mi brucia ad occhi chiusi. Si è spezzato contro di me, mi sono frantumata contro di lui. E' restato tutta la notte, le dita fra i miei capelli, a sciogliere i nodi della mia mente. E' rimasto ad occhi aperti, ad attendere gli incubi insieme a me, stringendomi, proteggendomi. Va tutto bene. E' restato per aprirsi il petto a forza, prendermi la mano ed affondargliela nel cuore. Un saccheggio libero. L'ultimo, quello definitivo. Ti amo.

Sarei potuta restare. Dire addio a questa realtà. Appoggio le labbra sull'angolo della sua bocca, ne assorbo gli scatti nel sonno. Non esiste un altro 'Verse. Non più.

onsdag 2. mai 2012

Green Gloves

[Pod di Emergenza, location: unknown]

Falling out of touch with all my
friends are somewhere getting wasted,
hope they're staying glued together,
I have arms for them.


Il vuoto, dentro. Non ho mai avuto così tanta distruzione fra i polpastrelli. Con una parola ho distrutto tutto. Mantieni la posizione. Ho distrutto la loro fiducia. Ho distrutto tutte le speranze che avevo nello sconosciuto. Ho distrutto il mio ultimo ricordo di Roger. Mentre della Cecilia Carter non restano che i fuochi d'artidicio di addio, mi rendo conto di quello che ho fatto. 

Take another sip of them,
it floats around and takes me over
like a little drop of ink in a glass of water


Mi butto nel pod. Sola. Il mio ultimo atto di egoismo. Non riuscirei a sostenere lo sguardo di nessuno, ora. Nessuno.

Non riuscirei a sostenere lo sguardo di Jack, ammettendo piano che forse in fondo è per questo che non ho chiesto di andarci con la Almost Home. Che forse lo sapevo dall'inizio. Non riuscirei a mentirle, a dire che sotto le mie certezze non avevo la più pallida idea. Che li ho trascinati verso una speranza in bilico sul filo della pazzia, armata come un'incompetente. Non riuscirei a fissare Quinn, Quinn a cui ho assicurato che sarebbe andato tutto bene ...bisogna pur sentirsi vivi prima di uscire da questa vita. Bisogna rischiarla la vita, per sentirsi vivi? Bisogna mettere tutto in gioco, tutto? Tutti i loro occhi, e vederseli portare via dalla mano crudele del croupier? Non riuscirei a sostenere lo sguardo Quinn. Che diritto avevo? Volevo mostrarle l'ultimo confine del mio cervello, dividerlo con lei. Mettere le nostre vite sul ciglio del burrone per dimostrare che siamo così piccoli, che forse in fondo vale la pena di vivere, perchè non è così importante. Non è così tanto che rischiamo. Solo noi stessi. Solo tutti i nostri sogni. Vale la pena, per un respiro di infinito. Doveva valerne la pena. Non riuscirei a sostenere lo sguardo di Scott, mentre cerco di spiegargli che tutto questo aveva senso, prima. Prima di rendermi conto che ho rischiato le loro vite. Per un dannato nulla. Non riuscirei a frugare nel suo silenzio, nei suoi occhi, alla ricerca del buio della delusione. Gliene ho tirate troppe. Non riuscirei a sostenere lo sguardo di Culo di Chiodi, che è rimasta piantata lì fino all'ultimo, a cercare di salvarci la vita. Non riuscirei a sostenere il suo sguardo dopo averla fermata, mazzata dopo mazzata, dopo aver tenuto le sue dita frementi che non vedevano l'ora di virare, di toglierci di lì, di salvare tutto. Mantieni la posizione. Le ho impedito di salvare tutto. Ho approfittato di ogni centimetro che ci lega, e l'ho trascinata verso la distruzione. Mi chiedo se riuscirò mai più a cercare i suoi occhi, se mai ci trascineranno in salvo. Se riuscirò a piazzarmi di fronte a lei senza abbassare lo sguardo. Non riuscirei nemmeno a sostenere il suo sguardo. Lui, che ho costretto verso lo spazio più remoto, ad inseguire la possibilità che non finisse mai. Lui di cui ho bisogno, sempre, ogni istante, ora più che mai. Non riuscirei a sostenere il bisogno che ho di lui, non riuscirei a piantare gli occhi nei suoi e vederci riflessa la distruzione in allontanamento. Non riuscirei a raccontargli che avevano questa forma, i mostri nel mio cervello. Che ora li ho dipinti con le azioni, che ho creato un fantastico specchio delle tempeste che ho dentro. Non riuscirei a raccontargli che ora niente sarà più come prima. Non riuscirei a seguire il suo sguardo verso il mio petto, per accorgermi che l'ingranaggio è irrimediabilmente distrutto. Irrimediabilmente, come gli SSV, irrimediabilmente, come la parola che non mi voleva entrare in testa, due secondi prima della fuga. Irrimediabilmente sua fino alla fine, ma due secondi dopo la fine mi ritrovo qui, sola.

Cinderella through the room
I glide and swan cause I'm the best slow dancer
in the universe


Non vedo gli altri pod. Eppure non riesco ad arrendermi. Dentro, metto su il piano di riconquista. Le impalcature di un nuovo inizio. Si salveranno, si devono salvare. Si salveranno, ed io ricomincerò da zero. In ginocchio, davanti a loro. Con i resti distrutti dei miei sogni in mano, in ginocchio davanti a loro. Non riesco ad immaginare una vita senza di loro. Avrei potuto ucciderli tutti. Forse l'ho fatto. Non riesco ad immaginare che quello che è successo è appena successo. Non riesco più a respirare.

Now I hardly know them
and I'll take my time
I'll carry them over, and I'll make them mine.


Chissà cosa stai pensando. Se mi odi davvero, questa volta. Non riesco a non partire dal presupposto che tu sia vivo. Non ci riesco, e basta. Per un secondo mi chiedo se ti rivedrò. Se avremo il coraggio di continuare, dopo quello che ho fatto. Dopo che ho scoperchiato il pannello protettivo e ti ho mostrato la pazzia di circuiti lì sotto. Vorrei avere le tue mani fra la pelle e le osse, a frugare, a cercare di aggiustare. Credo che ci sia qualcosa di fondamentalmente sbagliato, qualcosa da aggiustare. Credo che ci possa riuscire solo tu.

Get inside their clothes
with my green gloves
watch their videos, in their chairs.


Chissà cosa state pensando. Se sono un punto nero nella vostra testa, ora, qualcosa che state cercando di cancellare. Vorrei essere dentro le vostre menti. Sono passati pochi minuti, dalla distruzione. Mi mancate già quanto l'ossigeno.

Get inside their beds
with my green gloves
Get inside their heads, love their loves.