L’estate è ovunque, ha iniziato ad infilarsi addirittura nel sistema di ventilazione del covo. Con le mani affondate nella matassa di circuiti del detonatore, respiro il profumo del terriccio umido, l’odore sacro della terra. Con la testa sotto le radici del mondo, sono parte di qualcosa di più grande. Pulizia, avrebbe detto mio padre. Pulizia, ripete Quinn nella mente.
Se Zachary Sterling fosse stato capitano dell Almost Home, non avrebbe risparmiato Eleazar. Sono cresciuta dentro una nave dal credo crudo, dall’abitudine violenta, e dalla corte marziale impietosa. Se Zachary Sterling avesse sorpreso la sua creatura nell’atto di tradirlo per nutrire il proprio cuore di debolezza, avrebbe conficcato una pallottola nella testa di Ritter davanti ai suoi occhi.
D’altronde, a Zachary Sterling sarei, forse, riuscita a mentire. Sette anni fa sarei, forse, riuscita ad omettere. A proteggere El, a non dire nulla. A cucire la bocca, a tenere le mura alte.
Le persone mi hanno smantellata come una carcassa di firefly. Jack Rooster e la Almost Home mi hanno smontata. Ci nascondiamo, pianifichiamo pugnalate nella schiena all’Alleanza, al Core. Vero. Proprio questo rende ancora più importante avere confini puliti, catene limpide, strette cristalline ad unirci. Mentirle non sarebbe stata un’opzione. La morte, piuttosto. Non di El, la mia. Ero pronta.
L’ho sentito svegliarsi, l’inverno. In piena estate, è calato il gelo più silenzioso fra Jack e me. E’ il prezzo per troppi chili di verità, per troppe parole. Non tornerei indietro sui miei passi nemmeno con un mauler puntato alla nuca. Non un secondo. Il fatto è che l’inverno ti butta in fondo al pozzo. Ti schianta, ti priva di ogni luce, ogni calore, ogni colore, ogni forza. Dura mesi, su alcuni pianeti anni. Ma c’è una primavera. C’è una fine della guerra. Una vittoria.
Due mattine fa sono uscita dal covo all'alba, mentre il cielo di Greenfield si colorava di viola. L'ho intravista, la fine. Il Rim di mille colori diversi, la faccia della Shepard nel fango, il blu bruciato, gli occhi della gente. Salderò il mio debito con Jack Rooster il giorno in cui inizieremo a ricostruire. Quello che ha fatto è qualcosa di più grande che non assicurarsi un alleato od una bocca chiusa. Mi ha indicato un cratere. Io inizio a creare le fondamenta del nostro nuovo mondo oggi. Prima della distruzione. E’ l’unico modo per sopravvivere. Alla fine della guerra, avrò dimostrato a Jack Rooster che si potrà sempre fidare di me. Alla fine della guerra, avrò trovato il modo di convertirla al futuro. Il suo debito non si salda a parole. Ma le parole sono un inizio, e le parole nella mia testa sono chiarissime.
“Jack Rooster, devi essere tu a sposarci (perche' non credo nel vostro dio, ma credo in te.)”
(No, non ho ancora trovato la voce per dirlo).
Sposarci.
Sposarmi.
"Sposami."
Chiudo gli occhi. Mi immagino la faccia di Roger, la faccia di Zachary mentre mi affaccio sulla plancia dell’Oldma nell’impero dei fantasmi e grido a pieni polmoni “MI SPOSO!”.
Mmm.
No, sarebbe piu' un sussurro. "Mi sposo."
Immagino il ghigno malefico, il sorriso strafottente. La luce negli occhi. Sento quella pacca brutale sulla spalla che in un altro mondo sarebbe stata un abbraccio affettuoso. Vedo i loro volti, ed il riflesso della mia mente che cede. Mentre tutto si mischia, mentre sono un grumo di cuore. Mentre divento esattamente come loro.
Non è stato facile far crollare tutto ai piedi di Eleazar Ritter. Non è stato facile ammettere il bisogno, non è stata facile l’umiliazione, l’orgoglio ingoiato e dimenticato, non è stato facile sopportare la mancanza, non è stato facile resistere al terrore. Misurarsi con i suoi burroni, con le sue guerre, con la sua mente, che schiaccia la realtà sotto il vetro impietoso della logica. La logica che ti salva. D’altronde, non sono qui per le battaglie facili. Eleazar è la più grande delle mie guerre. La guerra contro di lui, contro di me. E’ la guerra che non posso combattere accanto a Jack ed Eivor, il meccanismo che non posso smontare con Quinn, la situazione che non posso gestire trattenuta da Roona oltre al burrone. Ho preso la sua mano ed ho promesso che avrei combattuto per noi. Una guerra da fare da sola, da vincere dentro di lui. Una guerra che stavo combattendo da sola, finchè non ho aperto gli occhi sui suoi.
Siamo nella Almost Home, nella mia cabina, nel mio letto. Siamo nel cuore del cuore, tutti i miraggi di una casa si sono sovrapposti fino a diventare concreti. Sento il freddo di Jack ed il fuoco di Eivor oltre le pareti. El davanti a me, davanti agli occhi socchiusi che si splancano piano. Fra di noi, il solido, il denso, l’arreso. Il profumo della sua pelle mi ottura il cervello, me lo isola. E’ compatto, amaro, salato, dolce. E’ il mio mondo. Penso alle sue guerre, al suo buio, ai suoi vuoti, alla sua ribellione, al freddo che ha attraversato. A Will, ai morti, a Serenity Valley, al suo revolver caricato a piombo e pietà. Coraggio e proiettili. Rachel. Corona. La targhetta, l’appartamento. La targhetta. Eleazar Ritter, Corona. Stringo la targhetta, l’odore di metallo si mescola al suo. Mi ha lasciato la sua vita fra le mani, il suo fantasma ipotetico, la fine della sua via, la sua pelle, la sua battaglia. Sento una fitta rovente attraversare il torace, sotto il suo nome scavato nell’acciaio. Un fulmine si abbatte nella mia testa, tutto diventa silenzioso, chiaro, limpido come l’oceano. Eleazar Ritter non è l’uomo fiaccato dalla disgrazia, l’uomo sceso a patti con il nulla, l’uomo che ha congedato i sogni ed il mondo vivo per un mondo fatto di morfina e plastica.
Eleazar Ritter è la persona più forte che io abbia mai consociuto.
Sposo l’unica persona in questo Verse che avrei mai potuto amare.
Culo di chiodi ha ragione. Non mi è poi andata così male.
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