Raggiungo la collina appena in tempo per vedere le luci di casa Thomson spegnersi, questa sera. Le giornate si fanno sempre più lunghe, fra il ranch e la preparazione della Almost Home alla caccia al Vettore, e non riesco sempre ad esserci per il tramonto. Mi imbottisco di lavoro, come olio per gli ingranaggi arrugginiti del mio cervello. Le giornate scivolano via senza senso.
Eleazar ha raccattato le mie briciole, la sera del litigio. E' tornato. Mi ha portata in un angolo sicuro e m'ha messo il mondo in mano, un po' come fa sempre. Ricordo solo la sensazione della vicinanza. Non ricordo una parola di ciò che gli ho detto, ma il giorno dopo lo stomaco faceva male, come se avessi strappato delle parole pesanti. Le parole stanno perdendo significato intorno al suo nome. Un po' come la linea dei suoi occhi, che diventa un mare verde senza più confini tangibili. E io sto lasciando andare la paura. Uno strattone alla volta. Non ho mai provato nulla del genere. Mai. Amare ogni suo strato, anche quello più stronzo. Sentirlo scivolare sotto la pelle. Capire che è troppo tardi, che a tentare un'inversione di rotta sbanderei malamente. Mai.
M'ha lasciato un coniglio in camera. Sono un po' morta di risate, ed è stato assurdo, perchè è la prima volta dopo giorni che mi capita. Come se i polmoni venissero bucati per lo sforzo, come se gli angoli della bocca venissero frantumati sotto la pressione. Mi ha lasciato anche Montezuma, che mi fissa con meno sospetto ogni giorno. Ieri ha addirittura cacciato via il coniglio ed è venuto a dormire sul mio cuscino, tentando di infilarmi la coda su per il naso tutta la notte.
Ho assoldato Marcus per prendere il mio posto sulla collina dei Thomson, le notti che sarò via. Mi fido di lui.
Ho recuperato i progetti bruciacchiati. Ho parlato con Joe, sa di un laboratorio sicuro. Niente triade, stavolta. I cavalli meccanici non si montano da soli.
Non ho mai dubitato di lei. Mai. Mi manca come il sangue.
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