fredag 4. mai 2012

When the 'Verse was young.

Apro gli occhi, e la luce del neon mi penetra il cranio fino al cervello. Illumina il mio terrore, risveglia la distruzione. Dove sono gli altri? Dove... I suoi occhi, di nuovo. Chiari come la luce abbagliante di Whitmon. Mi slega, con calma. Le ossa si sollevano, assaggiano la leggerezza dell'aria. Mi porge la sua mano. Dopo aver distrutto tutto ciò che amo, tutto quello che possedevo, mi porge la mano.

Jua

Comprendo una, due delle sue parole. Percorriamo i corridoi metallici di un gigantesco borgo spaziale, parlando ognuno la sua lingua. La disperazione mi paralizza da tempo, prima che recuperassero il mio pod. Ora la meraviglia mi pietrifica, mi riempie di un vuoto infinito, solido, pulito, lucente. Mi nausea. Camminiamo fluttuando, tento di addestrare il mio passo alla sua grazia. Mi apre le porte della plancia più grande che abbia mai visto. Un anziano mi pianta gli occhi albini addosso e mi ricorda che parole come "guerra" e "morte" sono universali. È la plancia più mostruosa, che punta verso rotte dimenticate percorrendo piste poco battute, lontane dal dolore assurdo dei nostri mondi. Mi fa paura, la pace che sembrano portare dentro. Mi fa paura pensare a cosa porto io. Vedo un popolo in esilio volontario, alla deriva per scelta ai confini dell'universo conosciuto. Se solo potessero vedere. Se solo fossero qui.

Mi invita a restare con occhi grandi e con gesti generosi. Gli spiego che ho una guerra da combattere. Mi guarda senza comprendere. Mi guardo senza comprendere. Se loro non ci sono più, so già che è una menzogna. Che è finita.

Mi lascia il pad in mano, prima di lasciarmi nella capsula. Mi spinge fra le dita il codice, il passe-partout per i confini del 'Verse conosciuto. Due navi che si scontrano, ed il codice. Fisso il pod di emergenza. Per un po' non mi fanno nemmeno più paura, il vuoto, la solitudine, il buio infinito. Mi preparo alla morte con grazia. Poi, a bordo, trovo l'armor.

Le luci di Safeport intaccano il cielo all'orizzonte. Le luci di una nave, le luci della salvezza. Mi scaravento fuori dal pod come un riccio, e mi apro come un mostro metallico. La cresta e' la mia vela. Sto per affrontare un viaggio di ritorno senza fine. Contorni sfuocati, sempre più sfuocati. Lei mi sfila il casco, il pilota biondo mi fissa con occhi di ghiaccio. Faccio il mio elenco dei dispersi, prima di completare la mia performance da figlia di puttana. Sento tutti i nomi tranne uno. Il cuore vomita eccessi. Urlo, mi strappo dentro. Eppure non ho sentito nessun filo recidersi, nel cervello. Nemmeno nel sonno. I contorni si fanno instabili. Non mi possono toccare. Ringhio, come una bestia a cui abbiano cavato il senno.

Mi lasciano a Safeport, Jack raccoglie le mie spalle pressate dal metallo, gli angoli delle mie ossa senza voce. Mi trascina a casa, e durante tutto il cammino ondeggiante e costellato di buchi neri ho la certezza assoluta di non aver detto una sola parola. Le vorrei chiedere scusa, la vorrei pregare di picchiarmi a sangue. Vorrei mostrarle l'armatura al completo, prometterle che sarò il suo scudo, che avvolgerò la sua vita nella mia. Che vinceremo, ora. Non riesco nemmeno a raccogliere la voce in fondo alla gola. Presta sta già dormendo, quando mi lasciano in officina. Quinn è al sicuro, me lo hanno ripetuto tante volte quanto io ho domandato. O urlato, credo. Ho smesso di dibattermi come un'ossessa ridicola, senza forze. Muovo le labbra senza produrre suoni. Jack mi fissa. La fisso. Abbiamo il 'Verse davanti. Dietro tutte le muraglie di sogni spezzati.

Apro gli occhi piano, nel timore che uno sguardo troppo rapido, affamato, violento possa mandare in frantumi anche questa realtà. Mi piace, questa realtà. Mi fa a pezzi ogni giorno, ma è la mia. Sposto le lenzuola spiegazzate a scoprire il suo volto pieno di lividi. Scivolo vicino a lui, mi rannicchio contro il suo respiro. Ha la bellezza del sangue sparso in battaglia, degli sguardi sfuggenti, delle mura crollate, dell'armatura smontata. Mi brucia ad occhi chiusi. Si è spezzato contro di me, mi sono frantumata contro di lui. E' restato tutta la notte, le dita fra i miei capelli, a sciogliere i nodi della mia mente. E' rimasto ad occhi aperti, ad attendere gli incubi insieme a me, stringendomi, proteggendomi. Va tutto bene. E' restato per aprirsi il petto a forza, prendermi la mano ed affondargliela nel cuore. Un saccheggio libero. L'ultimo, quello definitivo. Ti amo.

Sarei potuta restare. Dire addio a questa realtà. Appoggio le labbra sull'angolo della sua bocca, ne assorbo gli scatti nel sonno. Non esiste un altro 'Verse. Non più.

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