[Sera, porto di Sunset Tower. Sala macchine della Almost Home]
Bogart apre lentamente la porta della sala macchine. Le luci sono spente, solo il lampeggiare dei macchinari attivi rivelano la figura di Eir Sterling, seduta vicino all'amaca, un grumo di respiri stanchi nel buio. Gli occhi del pilota si adattano lentamente alla mancanza di luce. Si avvicina di qualche passo, silenzioso. La meccanica ha la schiena e la nuca appoggiati contro il pilone di ferro, lo sguardo perso fra le ombre, il viso pallido rivolto verso il tetto metallico, la fronte sudata, le labbra frementi. Fra le mani, la weyland AP-7, che tiene per la canna. Le nocche sono sbucciate, sanguinanti. Poco lontano, a terra, è posata una bottiglia di whisky. Intatta. Gli occhi del nano si posano sulla pistola, allargandosi immediatamente. Solo il suo respiro spaventato attira l'attenzione di Eir, che sposta lo sguardo livido su di lui. Lo osserva, guarda la pistola, e di nuovo il fratellastro.
"Easy."
"Non fare puttanate."
Eir posa lentamente la pistola sul pavimento metallico, sospingendola verso di lui. Con un rumore stridente, la semiautomatica scivola lontano dalla sua portata. Alza le spalle.
"Contento?"
"Eir." Il tono di Bogart è stanco, preoccupato. Non ha il solito piglio stronzo. "Cosa stai facendo?"
Eir esita. Per un lungo istante non risponde. Continua ad ammirare la distruzione che ha seminato sulle proprie mani. Si stringe nelle spalle, ancora una volta.
"Come si addestrano le bestie."
Non piange. Gli occhi sono rossi di stanchezza, di provazione fisica a causa dell'astinenza. Lucidi per tutto il male che rischia di fare. Non piange. Bogart scuote il capo e le si avvicina. I suoi tratti schiacciati, ridotti, sono abituati a tirarsi come acciaio, in reazione a qualsiasi contatto umano. Non hanno mai parlato molto. Le si siede vicino, posando la mano sulla su quella della meccanica. Lei ha le dita più lunghe e peggio ridotte di quelle di lui. Le stringe piano, espirando, come se dovesse buttare fuori tutta la stanchezza, tutto il buio.
"Hai paura".
"Voglio farle vedere il 'Verse libero. Nasce dentro ad una prigione."
Bogart ascolta. Per un lungo istante non dice nulla.
"Jack dice che sono i tipi come me e Scott che rimetteranno in piede il 'Verse, dopo."
Il sorriso amaro si staglia fra le labbra in modo qusi freddo.
"Scott è sparito. Io quanto durerò?"
Sfila la mano da sotto quella del pilota, e stringe le ginocchia contro il petto. Ci riusciva meglio prima, prima che il ventre sporgesse, minacciando di renderla una persona completa.
"Sterling."
Sospira lui.
"Avere un figlio è la più grande dimostrazione di fiducia che tu possa fare nei confronti di questo puttanaio di 'Verse."
Lei non risponde.
"Rialzati."
Si alza, e la lascia lì, nel buio, con i suoi grumi di paura ed il terrore di non essere abbastanza, di non fare abbastanza. Dopo qualche istante, torna indietro, ad osservala dalla porta socchiusa. Lentamente, Eir Sterling si rialza. Si avvicina alla consolle, riprende a lavorare.
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