[Safeport, dicembre 2507]
Thomas, Sally, Ernest, Chang, Yala. Dan.
"Figli di puttana!" sbraitò Rotten Sterling, il volto paonazzo, ubriaco come una scimmia, le mani che tremavano. "Non voi" precisò, guardando Eir e Leo. "Non voi" ansimò, esasperato. Uno, due, tre... "Figli di puttana!" scoppiò di nuovo, sbattendo il pugno sul tavolo della cambusa. "Tre giorni fermi. Tre dannati giorni fermi per una cazzo di batteria!".
Faticava a respirare, come se la rabbia gli avesse otturato le vie respiratorie. Afferrò lo scotch e buttò giù quattro sorsi solidi. "Niente, vaffanculo. Voliamo fino a Maracay, parlerò io con il generale Stanley."
L'Oldma aveva ritardato la partenza di tre giorni, per aspettare che la Chatwin & co. consegnasse gli MKI necessari ad affrontare il fuoco nemico. Necessari alla sopravvivenza, per arrivare fino a Blackrock e consegnare i missili al quarto plotone. La Chatwin non aveva fornito spiegazioni, nè scuse per il ritardo. Semplicemente, la consegna delle batterie laser non era avvenuta, e dopo il mancato incontro al porto c'era stato il silenzio. Eir, Leo, Roger e gli altri si erano sorbiti uno Zachary "Rotten" Sterling sbraitante e sverso per tre giorni. Avevano provato a mandare gente a chiedere, avevano provato a stabilire un contatto con l'officina di produzione. Senza risultati. Il piano che ora il capitano dell'Oldma stava prospettando ai suoi uomini era quello di volare fino a Richleaf inermi, per mendicare munizioni. Eir saltó giù dalla panca su cui era stata accucciata in un tentativo di schivare le urla e s'avvicinò al padre. Lo fissò in silenzio per un un lungo istante, quindi scosse il capo, con una fermezza che non tradiva i suoi anni.
"Nay", mormorò semplicemente. "Schiatteremmo ancora prima d'aver attraversato la Nebulosa. Scendo a Howenhill. Sento cosa succede."
Non gli lasciò il tempo di replicare. Sgusciò fuori dalla cambusa inseguita da una nuova dose di urla.
Howenhill era la porzione di baraccate che, fuori Sunset Tower, circondava le fonderie e le industrie di Chatwin & co. Del co. era rimasto poco, Eliah Chatwin era un grande, ricco, potente bastardo con i piedi infangati di 'Rim e le mani impastate nelle politiche del Core. Una bomba alleata, una fra le prime a cadere su Safeport, aveva, qualche mese prima, distrutto mezzo quartiere ed un quarto delle fonderie. Ci erano volute settimane per recuperare i pezzi di morti. Affondando nel fango misto a sangue fino ai talloni, Eir percorse l'intera strada dal porto, impiegandoci più di due ore. Quando arrivò vicino allo Stallion, il saloon degli operai, la notte aveva affondato le unghie nell'intera Sunset. Dal locale, insolitamente affollato, provenivano schiamazzi, grida, risate. Musica. Non sentiva musica da settimane, dalla morte di Alan Gatwick. Le spalle spigolose e sottili avvolte nel browncoat, si fece strada fra gli operai, cercando di capire cosa stesse succedendo. La risposta le si aprì davanti agli occhi, inizialmente inspiegabile. Sei operai, uomini e donne, erano seduti intorno ad un tavolo. Stavano stilando una lista, incitati dai compagni che li circondavano. Lo sguardo di Eir scivolò sui loro volti, sulle loro figure. Thomas, Sally, Ernest, Chang, Yala. Dan. Fino a scoprire con orrore il dettaglio rivelatore: a Thomas mancava il pollice, a Sally l'indice, ad Ernest il medio, a Chang l'anulare, a Yala il mignolo. A Dan mancava l'intera mano destra. Tutte le perdite di arti o pezzi d'arto erano recenti, fasciate ed insanguinate. La bocca socchiusa e gli occhi pieni di terrore, Eir non capiva. Non capiva proprio.
"E tu che vuoi?!" Chang alzò la voce, fissandola. Si vedeva lontano un miglio che non era una di loro. Puzzava di chiuso e di lattina volante.
"S.. Sono qui per conto del capitano Sterling. Sono... Sono tre giorni che aspettiamo una consegna di batterie." Riuscì a sputare, con voce roca ed occhi che non stavano offrendo una spiegazione, ma facendo domande.
"Aaah." Comprese Yala. "Non sanno niente. Spiegagli, Thom, spiegagli che è successo"
Thom sorrise, bieco. E spiegò. Dopo il bombardamento, la Chatwin aveva introdotto un nuovo macchinario per velocizzare la produzione di MKI. Laquale produzione era un lavoro di meccanica di precisione. Dan Rowley, ventun anni appena compiuti, nato e creschiuto ad Howenhill, era stato il primo a sperimentarla. E ci aveva perso la mano destra. Il capo reparto aveva ricevuto la notizia, valutato le opzioni, considerato la situazione e risolto il tutto buttandolo in mezzo alla strada. Le iniziali proteste degli altri operai del settore non erano servite a nulla. Era stato così che, uno dopo l'altro, Thomas, Sally, Ernest, Chang, e Yala si erano presentati davanti al capo, un'accetta alla mano. Davanti ai suoi occhi, uno dopo l'altro, s'erano mozzati a vicenda ognuno un dito diverso, fino a lasciare a terra il corrispettivo di quanto perso da Dan. Negli occhi, la furia della disperazione, il mostro nero della guerra appostato sulla coscienza, la rabbia contro un'ombra ancora più grande e spaventosa: l'Alleanza. Dietro a loro, l'intero reparto era pronto a fare lo stesso. Furno rimandati a casa con la promessa di trattative. Al terzo giorno, la Chatwin & co. si era arresa. Avrebbero ripreso Dan, Yala, Chang, Ernest, Sally e Thomas, permettendo a tutti di lavorare per quanto sarebbe stato nelle loro capacità. Avrebbero permesso a tutti di continuare a montare armi micidiali che avrebbero difeso la loro terra, la loro porzione di 'Verse, il loro orgoglio, la loro dignità. Gli operai stavano firmando il contratto d'accordo sotto gli occhi di Eir. Lei restò immobile, ammutolita per un attimo eterno. Solo quando la coscienza di quanto sentito ebbe iniziato ad sprofondarle nella mente, annuì, scollando le labbra sconvolte. "Aspetteremo le batterie" assicurò.
Alla nave, Zachary Stering stava ancora imprecando come un ossesso, agitando la bottiglia ormai vuota di scotch. Fissò gli occhi furiosi sulla figlia, che rientrava pallida come un cencio, con una nuova luce negli occhi. "Aspettiamo le batterie" ripetè lei, come promesso. Non servirono spiegazioni. Il tono di voce aveva troncato sul nascere ogni protesta del capitano dell'Oldma. Era il tono di voce di chi aveva affondato le mani nella terra, fino a sfiorare le radici della rivolta, la ragione per cui erano in guerra.
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