fredag 30. mars 2012

Almost there

Sam è strano. E' salito a bordo dell'Almost Home una settimana fa, senza nemmeno un ghiacciolo addosso. E' entrato nel nostro covo da sociopatici coperto dalla polvere della guerra, della morte dei compagni. Eppure sorride, digrigna i denti, manda a fare in culo l'Alleanza, esulta quando spargiamo sangue senza fare una piega, senza un attimo di esitazione. Non penso sappia cosa sia il pessimismo. Non credo possa concepirlo. Ha la ribellione sotto la pelle, e siamo fratelli, e quello non si mette in discussione. Nemmeno per un secondo. E basta. Come non si mette in discussione che vinceremo. E che, parole sue, arriveremo fino a Capital City.

Così lontani non ci siamo ancora arrivati, non oggi. Abbiamo fatto saltare un veicolo alleato vicino alla base di Greenfield. Per Buck, abbiamo ringhiato. A celebrare il suo odio irrefrenabile per l'Alleanza come una festa nazionale. Per tutte le volte che ci ha parato e poi riparato il culo. Perchè con la sua uscita di scena ha tolto le parole a tutti. Ha persino smorzato gli angoli spinosi della linguaccia di Culo di Chiodi. Abbiamo fatto scorrere sangue, ad amalgamarsi con il dubbio. Smembrato la carne e la convinzione. Mandato all'aria le loro certezze. Ho sentito un'ondata di nausea. E poi I'm a good ol' rebel, nel nostro Thor. E la speranza che si sentissero deboli. La convinzione che avrebbero tremato, dietro le loro divise blu e nella loro fortezza piena di droni e mostri sconosciuti. La certezza che la mano di un porco parlamentare su Horyzon avrebbe avuto un fremito, leggero e decisivo.

La mattina dopo è tornata Jack. Come se fosse stata ad osservarci attraverso una palla di vetro gomito contro comito con Reinshaw e noi avessimo superato la prova. E' tornata Jack e Scott si è alzato con calma, si è spolverato il browncoat, l'ha fissata con l'alba di un nuovo orizzonte nell'anima e lei si è seduta al suo posto, sulla poltrona da capitano ancora calda. Non che l'abbia vista, la scenetta, ma immagino sia successo così. Quando finalmente l'ho rivista, per un attimo, uno solo, breve, mi è sembrato che le pareti metalliche della plancia si fossero ammorbidite. Siamo scese nella cucina, ed abbiamo mangiato insieme. Era tanto dannato tempo, che non si mangiava insieme. E' nelle briciole, che comincia tutto. Nei semi, che si prepara la battaglia dei germogli. Nelle occhiate silenziose ma fiere, calme, sicure, che inizia la rivoluzione. E' nello stare insieme che tessiamo la nostra forza. Non dividiamo piccoli segreti e non farfugliamo nemmeno in una telepatia immaginaria fra le onde d'alcol. Ma c'è un qualcosa di fondo, di solido, che tiene i Devils legati. Qualcosa che credevo esistesse solo nelle occhiate scambiate con Culo di Chiodi, e che invece ora si espande alla velocità della luce, toccandoci tutti. Dalla sera dell'esplosione, forse, o con il ritorno di Jack, quel qualcosa ha ripreso vita. In qualche modo lo so. Ora siamo pronti.

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