lørdag 22. desember 2012
lørdag 15. desember 2012
Pitch black
Sento il loro odore, avverto i loro movimenti. Gli occhi chiusi, tengo Cecilia contro il petto. Sento il suo respiro sul collo. Jack mi taglierebbe la testa, sapesse. Polly, Black, Ritter. Li sento. Appoggio la spalla contro la sua. Le palpebre sono di piombo. L'aria e' pesante, sporca della nostra paura. Non ho mai avuto cosi' tanto fottuta paura. Stringo il mauler. Lo stringo con tutte le forze che ho. Devo uscire. Non importa, non importa nulla. Loro devono restare al sicuro.
[...]
Riapro gli occhi di colpo. Non so quante ore siano passate. Ho la bocca impastata, e le braccia leggere. Cecilia e' fra le braccia di El. Strofino la fronte, come se insieme alle rughe della pelle potessi distendere le piaghe nella testa. Manca qualcuno. Lo sento ancora prima di aprire gli occhi. Poi gli spari. Il panico si accende come una miccia nella testa. Provo il fottuto irrimediabile bisogno di annegare tutto, fino all'ultimo neurone in una vasca di whisky. Ma il bisogno non dura oltre l'arrivo del panico. Mi butto contro El. Non ho bisogno di chiedere. "Polly". Mi si ferma il cuore. Non so se siano piu' forti la paura o la rabbia. Entrambi mi divorano la testa.
[...]
Scorro il cortex freneticamente. Polly mi ha lasciato il suo pad, ha preso il mio. Ha programmato tutto. Se lo hanno ammazzato e' colpa mia. Se e' morto e' colpa mia. Colpa mia. Colpa mia. Colpa mia.
[...]
E' vivo. Vivo. E catturato. Per l'ennesima volta. Non ho nemmeno fatto in tempo a sedermi con lui guardandoci negli occhi, ad impostare la rotta, che e' gia' di nuovo dentro. I bastardi sono ancora qui fuori. La voce di Molly e' rassicurante. Riapro gli occhi. La sagoma appannata di El e di Cecilia mi inetta un qualcosa di definitivo nelle vene. Sono tutto. Tutto cio' che mi impedisce di fare la piu' grande cazzata della mia vita. Stringo il mauler. Prima di arrivare a loro, dovranno passare su ogni fottuto proiettile perforante che ho nel caricatore. E sul mio corpo freddo.
E' l'ultima volta che ci toccano. L'ultima.
[...]
Riapro gli occhi di colpo. Non so quante ore siano passate. Ho la bocca impastata, e le braccia leggere. Cecilia e' fra le braccia di El. Strofino la fronte, come se insieme alle rughe della pelle potessi distendere le piaghe nella testa. Manca qualcuno. Lo sento ancora prima di aprire gli occhi. Poi gli spari. Il panico si accende come una miccia nella testa. Provo il fottuto irrimediabile bisogno di annegare tutto, fino all'ultimo neurone in una vasca di whisky. Ma il bisogno non dura oltre l'arrivo del panico. Mi butto contro El. Non ho bisogno di chiedere. "Polly". Mi si ferma il cuore. Non so se siano piu' forti la paura o la rabbia. Entrambi mi divorano la testa.
[...]
Scorro il cortex freneticamente. Polly mi ha lasciato il suo pad, ha preso il mio. Ha programmato tutto. Se lo hanno ammazzato e' colpa mia. Se e' morto e' colpa mia. Colpa mia. Colpa mia. Colpa mia.
[...]
E' vivo. Vivo. E catturato. Per l'ennesima volta. Non ho nemmeno fatto in tempo a sedermi con lui guardandoci negli occhi, ad impostare la rotta, che e' gia' di nuovo dentro. I bastardi sono ancora qui fuori. La voce di Molly e' rassicurante. Riapro gli occhi. La sagoma appannata di El e di Cecilia mi inetta un qualcosa di definitivo nelle vene. Sono tutto. Tutto cio' che mi impedisce di fare la piu' grande cazzata della mia vita. Stringo il mauler. Prima di arrivare a loro, dovranno passare su ogni fottuto proiettile perforante che ho nel caricatore. E sul mio corpo freddo.
E' l'ultima volta che ci toccano. L'ultima.
søndag 9. desember 2012
Cause
[30 novembre 2514. M.V. Burning Hope. Outer Rim circle, tratta Z73-Secure-L87]
La Wyoming percorre rapida la sua tratta, lasciandosi dietro parsec di dubbi, di esitazioni. Eir Sterling, sdraiata sul proprio coat nella sala macchine, è zuppa, trema, digrigna i denti, e trattiene qualsiasi forma di voce nel fondo della gola. Si aggrappa alla pelle del browncoat, fissa l'unico macchinista rimasto lì, Tanny. Che a sua volta le lancia occhiate preoccupate, mentre cerca di far procedere la nave al meglio, nonostante gli scossoni. La Burning Hope, per quanto il nome le faccia onore, non è munita di sickbay. La camerata passeggeri è infestata da una banda di rancheros di Greenfield in ritorno da Bullfinch. Giocano a carte, fumano. Ha optato per l'ambiente più familiare. Scolla le labbra a fatica. Sta succedendo, sta per succedere. Il volto si contrae nell'ennesima smorfia assurda, ad assecondare e rispecchiare le contrazioni nel ventre. Ingoia il panico. La certezza di non potercela fare. La voce roca esce raschiando la gola con l'accento stanco e sbronzo di Safeport.
"Acqua.."
Tanny fissa la sala, allarga le narici, guarda lei. Annuisce, si allontana di corsa. La lascia sola. Lei si tira indietro, cerca di portare su la testa. La appoggia al macchinario dietro di sè. Il deck di gravitazione artificiale. Lo sguardo già sfuocato dal dolore, fissa la porta che si chiude dietro Tanny. Respira. Respira. Respira. Fissa la serratura del portellone. La fissa con tutta se stessa. Tlac.
Tanny non ha nemmeno fatto in tempo a raggiungere la cambusa, quando succede. I suoi piedi perdono il contatto con il pavimento. Ogni equilibrio viene sovvertito. Ogni legge fisica forzata addosso alla porzione di spazio incluso nella Wyoming viene annullata. La gente si solleva da terra, cerca di aggrapparsi a quel che può, cercadi trovare un punto stabile. Qualcuno urla, qualcuno sbatte di lato. Tanny è di Saint. Maledice tutti i suoi dèi, tirandoli uno dopo l'altro giù dal Valhalla.
"Figlia di puttana."
Eir Sterling fissa il contatto di gravitazione tranciato. Il rumore dei motori diventa più soffice, la pressione sui propulsori viene alleviata. Stanno avendo problemi in plancia. Non che se ne renda razionalmente conto o vi pensi. La mente è vuota. Tira avanti ad istinto. Si forza attraverso il dolore, prende a mazzate la logica, cerca balsami per i nervi. Balsami di spine. Respira, respira, respira. L'aria sembra non bastare mai, il cuore batte ovunque, ovunque sotto la pelle bagnata. Respira, respira, respira mentre il corpo fradicio e pesante si solleva lentamente dal coat. Mentre ogni peso nella testa sfuma, mentre il 'Verse riprende possesso di ogni cosa, riempiendolo del suo silenzio buio, immenso e pacifico. Chiude gli occhi. Respira. Respira. Respira. E' una notte di maggio, ed i plotoni di lucciole hanno appena conquistato la loro terra, hanno circondato la casa. E' fra le lenzuola, e tiene la sua mano. C'è solo il verde in cui annegare, e ci sono parole continue. Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Respira respira respira. Riapre gli occhi, e nel silenzio la scena surreale degli attrezzi che galleggiano per la sala macchina vuota le donano una pace infinita. Il silenzio, i movimenti familiare. La libertà e la sicurezza concentrate nella mancanza di gravità. La wyoming non è più una lattina volante. E' una bolla di sapone. Questione di secondi. Il volto è di nuovo storto in una smorfia incredibile.
"Puttanedaguerra. PUTTANEDAGUERRA"
Da più di un'ora, Tanny sta smanettando con la serratura sbarrata della sala macchine. E' riuscito ad assicurarsi con una corda, e sta maledicendo la browncoat pazza di Safeport. Ha bussato fino a scorticarsi il pugno, a vuoto. Continua a lavorare, le mani sudate e mille maledizioni fra i denti. Poi, fra un colpo e l'altro, sopra il rumore soffice dei motori in standby, attraverso il metallo spesso, la rabbia e le imprecazioni, un rumore nuovo. Completamente nuovo. Sgrana gli occhi. Un verso minuscolo. Un grido infantile. Il primo. Lo sguardo sbarrato, riprende, per quanto le spallate non funzionino, senza gravità. Sta per staccarsi le dita per aprire la serratura, quando un discretissimo "tlac" annuncia l'apertura della porta. Che vola in avanti, aprendo agli occhi del macchinista una visione assurda. Eir Sterling, zuppa, imbrattata di sangue, il viso rosso ed imperlato di sudore, i capelli marci, è sospesa ad un metro da terra, gli occhi socchiusi, sfiancati. Ha fra le braccia la creatura più piccola che la Burning Hope abbia mai ospitato.
Cause the sweetest kiss I ever got is the one I've never tasted
La Wyoming percorre rapida la sua tratta, lasciandosi dietro parsec di dubbi, di esitazioni. Eir Sterling, sdraiata sul proprio coat nella sala macchine, è zuppa, trema, digrigna i denti, e trattiene qualsiasi forma di voce nel fondo della gola. Si aggrappa alla pelle del browncoat, fissa l'unico macchinista rimasto lì, Tanny. Che a sua volta le lancia occhiate preoccupate, mentre cerca di far procedere la nave al meglio, nonostante gli scossoni. La Burning Hope, per quanto il nome le faccia onore, non è munita di sickbay. La camerata passeggeri è infestata da una banda di rancheros di Greenfield in ritorno da Bullfinch. Giocano a carte, fumano. Ha optato per l'ambiente più familiare. Scolla le labbra a fatica. Sta succedendo, sta per succedere. Il volto si contrae nell'ennesima smorfia assurda, ad assecondare e rispecchiare le contrazioni nel ventre. Ingoia il panico. La certezza di non potercela fare. La voce roca esce raschiando la gola con l'accento stanco e sbronzo di Safeport.
"Acqua.."
Tanny fissa la sala, allarga le narici, guarda lei. Annuisce, si allontana di corsa. La lascia sola. Lei si tira indietro, cerca di portare su la testa. La appoggia al macchinario dietro di sè. Il deck di gravitazione artificiale. Lo sguardo già sfuocato dal dolore, fissa la porta che si chiude dietro Tanny. Respira. Respira. Respira. Fissa la serratura del portellone. La fissa con tutta se stessa. Tlac.
Cause my heart's become a crooked hotel full of rumours
But it's I who pays the rent for these fingered-face out-of-tuners
and I make 16 solid half hour friendships every evening
But it's I who pays the rent for these fingered-face out-of-tuners
and I make 16 solid half hour friendships every evening
Tanny non ha nemmeno fatto in tempo a raggiungere la cambusa, quando succede. I suoi piedi perdono il contatto con il pavimento. Ogni equilibrio viene sovvertito. Ogni legge fisica forzata addosso alla porzione di spazio incluso nella Wyoming viene annullata. La gente si solleva da terra, cerca di aggrapparsi a quel che può, cercadi trovare un punto stabile. Qualcuno urla, qualcuno sbatte di lato. Tanny è di Saint. Maledice tutti i suoi dèi, tirandoli uno dopo l'altro giù dal Valhalla.
"Figlia di puttana."
Cause your queen of hearts who is half a stone
And likes to laugh alone is always threatening you with leaving
And likes to laugh alone is always threatening you with leaving
Oh but they play those token games on Willy Thompson
And give a medal to replace the son of Mrs. Annie Johnson
And give a medal to replace the son of Mrs. Annie Johnson
Eir Sterling fissa il contatto di gravitazione tranciato. Il rumore dei motori diventa più soffice, la pressione sui propulsori viene alleviata. Stanno avendo problemi in plancia. Non che se ne renda razionalmente conto o vi pensi. La mente è vuota. Tira avanti ad istinto. Si forza attraverso il dolore, prende a mazzate la logica, cerca balsami per i nervi. Balsami di spine. Respira, respira, respira. L'aria sembra non bastare mai, il cuore batte ovunque, ovunque sotto la pelle bagnata. Respira, respira, respira mentre il corpo fradicio e pesante si solleva lentamente dal coat. Mentre ogni peso nella testa sfuma, mentre il 'Verse riprende possesso di ogni cosa, riempiendolo del suo silenzio buio, immenso e pacifico. Chiude gli occhi. Respira. Respira. Respira. E' una notte di maggio, ed i plotoni di lucciole hanno appena conquistato la loro terra, hanno circondato la casa. E' fra le lenzuola, e tiene la sua mano. C'è solo il verde in cui annegare, e ci sono parole continue. Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Respira respira respira. Riapre gli occhi, e nel silenzio la scena surreale degli attrezzi che galleggiano per la sala macchina vuota le donano una pace infinita. Il silenzio, i movimenti familiare. La libertà e la sicurezza concentrate nella mancanza di gravità. La wyoming non è più una lattina volante. E' una bolla di sapone. Questione di secondi. Il volto è di nuovo storto in una smorfia incredibile.
"Puttanedaguerra. PUTTANEDAGUERRA"
Cause they told me everybody's got to pay their dues
And I explained that I had overpaid them
So overdued I went to the company store
and the clerk there said that they had just been invaded
So I set sail in a teardrop and escaped beneath the doorsill
And I explained that I had overpaid them
So overdued I went to the company store
and the clerk there said that they had just been invaded
So I set sail in a teardrop and escaped beneath the doorsill
Da più di un'ora, Tanny sta smanettando con la serratura sbarrata della sala macchine. E' riuscito ad assicurarsi con una corda, e sta maledicendo la browncoat pazza di Safeport. Ha bussato fino a scorticarsi il pugno, a vuoto. Continua a lavorare, le mani sudate e mille maledizioni fra i denti. Poi, fra un colpo e l'altro, sopra il rumore soffice dei motori in standby, attraverso il metallo spesso, la rabbia e le imprecazioni, un rumore nuovo. Completamente nuovo. Sgrana gli occhi. Un verso minuscolo. Un grido infantile. Il primo. Lo sguardo sbarrato, riprende, per quanto le spallate non funzionino, senza gravità. Sta per staccarsi le dita per aprire la serratura, quando un discretissimo "tlac" annuncia l'apertura della porta. Che vola in avanti, aprendo agli occhi del macchinista una visione assurda. Eir Sterling, zuppa, imbrattata di sangue, il viso rosso ed imperlato di sudore, i capelli marci, è sospesa ad un metro da terra, gli occhi socchiusi, sfiancati. Ha fra le braccia la creatura più piccola che la Burning Hope abbia mai ospitato.
Cause the smell of her perfume echoes in my head still
Cause I see my people trying to drown the sun
In weekends of whiskey sours
Cause how many times can you wake up in this comic book and plant flowers?
Cause I see my people trying to drown the sun
In weekends of whiskey sours
Cause how many times can you wake up in this comic book and plant flowers?
lørdag 1. desember 2012
Crucify your mind
St. Andrew, novembre 2514
Eir Sterling li guarda allontanarsi dalle navi. Tutti. Le spalle di Red scompaiono oltre la coltre che si deposita placida sugli strati di neve del passato. Esce, sputando dalle labbra nuvole di vapore denso come la crema. Si arrampica sull'ala, appoggia la schiena contro il metallo familiare. La luna vibra sotto i fiocchi in caduta lenta. La neve copre tutto. Copre il sangue, le colpe, la crudeltà. Dietro di loro, il fumo, il fuoco, le urla. Davanti, Icewolf, e la gente ubriaca che festeggia la prima vittoria dall'Exodus Day a questa parte. Serra le labbra secche, livide, fredde. Le ciglia piene di neve, come ragnatele gelate. Le spalle tremano.
Tre anni. A tre anni Sterling era rannicchiata in un angolo della sala macchine dell'Oldma, intorno a pareti di metallo roventi, sicure. Vibravano, e quello era il rumore del 'Verse in movimento intorno a loro. I parsec di distanza dagli obiettivi. La felicità non era mai stato un obiettivo.
A tre anni, Eleazar Ritter vagava per i corridoi vuoti di una gabbia di cristallo, scorgendo bellezza in ogni riflesso, osservando il gelo nelle venature di marmo. Nessuna gabbia era mai stata così bella, così pura.
Bogart si arrampica sull'ala. In silenzio. Cinge una bottiglia di scotch che alleggerisce, sorso dopo sorso, ignorando le occhiate di astio fraterno di Eir. Le si siede accanto.
-Andata.
-Si.
Lei si stringe in un abbraccio indipendentista. Solo per se stessa. La neve si incastra fra i ricci ribelli.
-I bambini.
-Si.
-...
-Fottuti bambini viziati.
Gli occhi verdi, limpidi, scivolano di lato. Si rifiutano di consegnarsi.
Nove anni. A nove anni Eir Sterling sapeva che fra le griglie di contenimento ed i propulsori devono esserci ventiquatto centimetri, e tre tipi di sicura. Ognuno ha un modo diverso per essere attivato, e tre modi di disattivazione. A nove anni era pienamente conscia del fatto di essere una figlia di puttana, perchè suo padre, specie dopo una bottiglia di Saint's Blood, si premurava sempre di ricordarglielo.
A nove anni, Eleazar Ritter sapeva esattamente cosa fosse il gelo. Lo aveva osservato in ogni sua forma, lo aveva indossato, se lo era iniettato nelle vene, lo mangiava cautamente a cena, seduto ad una tavola troppo grande per poter osservare gli angoli della bocca di sua madre piegarsi in un sorriso livido, stanco, triste, pieno di fragole. Fragole.
Eir Sterling fissa il rum. Deglutisce.
-Lì c'erano il nuovo Morris. La nuova Shepard. Il nuovo Fyre. E' solo questione di anni, e di educazione. Meglio morti che bestie. Meglio morti, che assassini.
Assassini. Gli occhi verdi sono fissi in un punto imprecisato fra i fiocchi. Le spalle fremono più vistosamente. Quando Bogart tenta di poggiarle il braccio sulle spalle si sfila con un movimento ispido, aggressivo.
-Fuck off. Sto benissimo.
Dodici anni. A dodici anni, Eir Sterling sapeva che il Mauler può essere impostato su una modalità di fuoco automatico, o semiautomatico. Che i proiettili superano la carne e le ossa, ma che quelli perforanti riescono addirittura a trafiggere il metallo. Che dopo che smetti di respirare ed essere presente con la testa, non sei più nulla. Ed il nulla è una cosa dannatamente difficile da immaginare.
A dodici anni, Eleazar Ritter vagava per le aiuole infinite respirando aria filtrata, osservando i futuri di plastica che gli venivano presentati. Fuggiva nella soffita impalpabile attraverso una scala a pioli fatta di tasti di pianoforte. A dodici anni, Ritter non era nè un assassino, nè una bestia, e tantomeno un Corer. Solo un bambino.
Eir Sterling si alza, lasciando Bogart solo con il suo rum. Scende dalla nave, si stringe nel coat, si allontana sotto la luce della luna, sotto la neve, sopra la neve. Canta, a voce bassa, a voce roca. Il freddo soffoca ogni cosa. Ogni cosa.
A trentun anni, Eleazar Ritter è la persona che ama.
A trentatrè anni, Eir Sterling è la persona che deve perdonare, od ammazzare.
Eir Sterling li guarda allontanarsi dalle navi. Tutti. Le spalle di Red scompaiono oltre la coltre che si deposita placida sugli strati di neve del passato. Esce, sputando dalle labbra nuvole di vapore denso come la crema. Si arrampica sull'ala, appoggia la schiena contro il metallo familiare. La luna vibra sotto i fiocchi in caduta lenta. La neve copre tutto. Copre il sangue, le colpe, la crudeltà. Dietro di loro, il fumo, il fuoco, le urla. Davanti, Icewolf, e la gente ubriaca che festeggia la prima vittoria dall'Exodus Day a questa parte. Serra le labbra secche, livide, fredde. Le ciglia piene di neve, come ragnatele gelate. Le spalle tremano.
Tre anni. A tre anni Sterling era rannicchiata in un angolo della sala macchine dell'Oldma, intorno a pareti di metallo roventi, sicure. Vibravano, e quello era il rumore del 'Verse in movimento intorno a loro. I parsec di distanza dagli obiettivi. La felicità non era mai stato un obiettivo.
A tre anni, Eleazar Ritter vagava per i corridoi vuoti di una gabbia di cristallo, scorgendo bellezza in ogni riflesso, osservando il gelo nelle venature di marmo. Nessuna gabbia era mai stata così bella, così pura.
Bogart si arrampica sull'ala. In silenzio. Cinge una bottiglia di scotch che alleggerisce, sorso dopo sorso, ignorando le occhiate di astio fraterno di Eir. Le si siede accanto.
-Andata.
-Si.
Lei si stringe in un abbraccio indipendentista. Solo per se stessa. La neve si incastra fra i ricci ribelli.
-I bambini.
-Si.
-...
-Fottuti bambini viziati.
Gli occhi verdi, limpidi, scivolano di lato. Si rifiutano di consegnarsi.
Nove anni. A nove anni Eir Sterling sapeva che fra le griglie di contenimento ed i propulsori devono esserci ventiquatto centimetri, e tre tipi di sicura. Ognuno ha un modo diverso per essere attivato, e tre modi di disattivazione. A nove anni era pienamente conscia del fatto di essere una figlia di puttana, perchè suo padre, specie dopo una bottiglia di Saint's Blood, si premurava sempre di ricordarglielo.
A nove anni, Eleazar Ritter sapeva esattamente cosa fosse il gelo. Lo aveva osservato in ogni sua forma, lo aveva indossato, se lo era iniettato nelle vene, lo mangiava cautamente a cena, seduto ad una tavola troppo grande per poter osservare gli angoli della bocca di sua madre piegarsi in un sorriso livido, stanco, triste, pieno di fragole. Fragole.
Eir Sterling fissa il rum. Deglutisce.
-Lì c'erano il nuovo Morris. La nuova Shepard. Il nuovo Fyre. E' solo questione di anni, e di educazione. Meglio morti che bestie. Meglio morti, che assassini.
Assassini. Gli occhi verdi sono fissi in un punto imprecisato fra i fiocchi. Le spalle fremono più vistosamente. Quando Bogart tenta di poggiarle il braccio sulle spalle si sfila con un movimento ispido, aggressivo.
-Fuck off. Sto benissimo.
Dodici anni. A dodici anni, Eir Sterling sapeva che il Mauler può essere impostato su una modalità di fuoco automatico, o semiautomatico. Che i proiettili superano la carne e le ossa, ma che quelli perforanti riescono addirittura a trafiggere il metallo. Che dopo che smetti di respirare ed essere presente con la testa, non sei più nulla. Ed il nulla è una cosa dannatamente difficile da immaginare.
A dodici anni, Eleazar Ritter vagava per le aiuole infinite respirando aria filtrata, osservando i futuri di plastica che gli venivano presentati. Fuggiva nella soffita impalpabile attraverso una scala a pioli fatta di tasti di pianoforte. A dodici anni, Ritter non era nè un assassino, nè una bestia, e tantomeno un Corer. Solo un bambino.
Eir Sterling si alza, lasciando Bogart solo con il suo rum. Scende dalla nave, si stringe nel coat, si allontana sotto la luce della luna, sotto la neve, sopra la neve. Canta, a voce bassa, a voce roca. Il freddo soffoca ogni cosa. Ogni cosa.
A trentun anni, Eleazar Ritter è la persona che ama.
A trentatrè anni, Eir Sterling è la persona che deve perdonare, od ammazzare.
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