Culo di Chiodi.
Spero ci sia da bere al matrimonio. Conoscendo i tuoi, dubito. Conoscendo il deficiente di cui ti dovrai prender cura per gli anni venire, però, forse. Forse.
William è nato ad ottobre. Zachary e Polly qualche settimana fa, insieme. Ritter ha proposto un bis. Adesso ha un occhio nero. Jack sta bene. Voglio dire, come stiamo tutti, dopo... Ecco.
Mi sto vendicando per le sue ansie pre-Cilia. Ho tappezzato la sua camera di fieno, e la costringo a mangiare carote e fare a maglia. Niente sigarette. Le ho nascose tutte fra quelle di Ritter. Non che pensi che non le troverebbe, ma quando capirà dove sono saranno tutte sparite.
La mia idea è che Ritter starà qui ad occuparsi di tutti, e Jack ed io verremo a sbronzarci da te. Ho un sacco di discorsi in mente per il matrimonio, ma è meglio che non te li racconti tutti adesso.
Dì al fancazzista che se non ti tratta come una regina vengo a prenderlo per le sue bretelle da sfigato e le uso per fiondarlo dritto verso il buco di merda da cui è comparso. Cap City, no? Ecco.
Ti voglio bene e tutta quella roba lì.
Eir
Spell the rage
Freedom is what you do with what's been done to you.
fredag 10. januar 2014
mandag 17. juni 2013
Life on Tauron, chapter I
An education
ovvero il primo giorno di scuola
di Cecilia V.J. Ritter Sterling su Tauron
Il sole è appena sorto a Golden
Valley, Tauron. Cecilia Ritter copre la stessa distanza avanti ed
indietro sette volte nello stesso tempo in cui Eir Sterling, con la
fierezza di una balena dopo un'abbuffata, il ventre gonfio e la
fronte imperlata di sudore, percorre la tratta fra il ranch e la
scuola locale. L'unica scuola locale. Arrivano quando la campanella
già sta suonando l'inizio della prima ora. Proprio mentre Miss
Warley sta chiudendo la porta della classe, Sterling infila la porta
nel piede.
-Oy, miss!
Una gomitata alla porta, che si
spalanca su un'aula occupata da dodici bambini fra i sei e gli undici
anni. Classe mista, o meglio l'unica classe.
-Oy miss.
Ripete, asciugando la fronte con la
manica del coat, affrontando lo sguardo perplesso della maestra in
tutta la sua gloria, cercando con nonchalance di afferrare la mano
sfuggente di Cecilia. Finalmente la acchiappa, stringendola forse più
forte del dovuto, estorcendo un guaìto sommesso alla bambina.
-Questa è mia figlia. Inizia oggi. Che
è importane che ci sappia leggere e scrivere. Che in questo 'Verse
bisogna saper affrontare tutto a testa alta.
Miss Warley fissa il meccanico di
Safeport, mentre ancora tenta di racimolare fra i boccheggi
abbastanza sillabe da poter comporre una risposta sensata. Eir molla
la mano di Cecilia e le dà una pacca fra le scapole, spingedola in
avanti.
-Le ho messo un blocco di carta e tre
penne di Ritter, che volevo dargliene anche di più ma lo stronzo
dormiva. E c'ha anche da mangiare.
Silenzio da parte della maestra, che
fissa Sterling e la piccola fotocopia di Sterling che, con la coda
fra le gambe, avanza verso il patibolo (banco) libero in fondo alla
classe, una sorta di istinto di sopravvivenza risvegliato tutto d'un
colpo nonostante non abbia mai messo piede in una scuola prima.
-Bene.
Conclude Eir con un sorriso trionfante.
E richiude la porta.
***
Miss Ward recupera le sembianze di un
sorriso convinto.
-Allora. Come ti chiami?
Una smorfia poco interessata da parte
della piccola.
-Cecilia Vergil Jack Ritter Sterling.
-..Cecilia
-..Vergil Jack Ritter Sterling. Mi puoi
chiamare Chuck, se hai difficoltà a ricordare il nome per intero
Miss.
-..Chuck
- Come fuck, solo con una c-h
all'inizio.
-..Cosa?
-Come fuck, solo con una c..
-Cecilia. -Sorriso imbarazzato- Certe
cose non si addicono ad una bambina.
-Ah. Aye.
-Allora, Cecilia.
-Chuck
-Allora Chuck. Cosa fanno i tuoi
genitori?
-Quando?
-In generale.
-La mattina fanno un sacco di baccano
in camera da letto. Poi mio padre non si alza volentieri, invece
mamma caccia me e Lane giù dal letto anche a pedate se non ci
alziamo. Poi la mamma mi ha portato qui. Lane dopo, dice, che è
tarda.
-Tarda?
-Ritardata.
-..
-Autistica.
-Mh. Si. E poi?
-Poi papà va a ricucire la gente, come
in guerra. Solo senza le bombe. Credo.
-Tuo papà fa il dottore?
-Si.
-E la mamma?
-Porta il browncoat.
-Di lavoro?
-Di lavoro ripara le navi spaziali ed è
sposata con papà.
-E Lane.. è tua sorella, giusto?
-No.
-E chi è?
-E' una ritardata che ci siamo portati
dietro su Tauron.
-Ma non è tua sorella?
-No.
-..va bene. E da dove siete venuti?
-Da Safeport.
Silenzio.
-Oh.
-Cosa?
-Nulla, nulla. E ti piace qui?
-Qui dove?
-Qui, a Golden Valley
-No.
-Ah, e perchè?
-Perché non ci sono zia Jack, zio Red
(segue interminabile sequela di zii acquisiti) e piú di tutti il mio
fidanzato.
- Hai un fidanzatino?
- Hai un fidanzatino?
-No, non é un fidanzatino, é un
fidanzato normale.
-Normale.
-Sí, delle tue dimensioni.
-....
-Delle dimensioni di papá, forse.
-...
-Comunque su Tauron ci sono giá stata.
Quando la mia mamma e il mio papá si sono sposati.
-Ah che bello! La tua mamma aveva un
bel vestito?
-Sí.
-Ed eravate in una bella chiesa?
-Cosa?
-Eravate in una bella chiesa. Con dei
fiori?
-Sí c'erano dei fiori e c'era un albero. Ma non c'era una chiesa.
-Sí c'erano dei fiori e c'era un albero. Ma non c'era una chiesa.
-Ah, il prete ha sposato la tua mamma e
il tuo papá fuori? Nel giardino?
-Zia Jack non é un prete
-... Zio Jack?
-Zia Jack.
-Zia Jack.
-E cosa fa zia Jack?
-L'eroe dell'indipendenza
-....
-come zio Red.
-...
-E il mio fidanzato André
-...
-Invece zio Joe fa il criminale
ferrato
-... Come?
-... Come?
- efferrato. Ho sbagliato.
-... e... hai molti zii
Cecilia inizia a contare i suoi zii
sulla punta delle dita. Dando chiara prova di saper contare, a
differenza di tutti i suoi compagni di classe.
-diciassette e mezzo
-E mezzo?
-Zio Bogart é nano
***
Ritter é stato mandato sotto minacce a
recuperare sua figlia a scuola. Si é svegliato da circa un'ora;
probabilmente l'ultima cosa che desiderava fare era mischiarsi con
bambini urlanti, madri urlanti, rimmer ignoranti. Fuma sopra un bel
paio di occhiaie.
Probabile qualcuno lo guardi storto, ma
d'altronde farsi amare non figura tra le prioritá. Eir gli avrá
raccomandato di comportarsi bene esattamente come ha fatto con
Cecilia; o come ha fatto lei (...). Aspetta poggiato al muro a debita
distanza dall'ingresso, indeciso se spegnere il mozzicone in testa a
qualche creatura innocente. Sembra fisso sulla propria indecisione e
sul corridoio che si svuota progressivamente senza che sua figlia si
manifesti.
Alla fine, Cecilia sguscia fuori soddisfatta, con la solita aria arrogante, saltellando nella sua direzione. A qualche passo di distanza, una maestra quanto meno turbata.
Alla fine, Cecilia sguscia fuori soddisfatta, con la solita aria arrogante, saltellando nella sua direzione. A qualche passo di distanza, una maestra quanto meno turbata.
Ritter spegne la sigaretta, si scansa
dal muro e aspetta che Chuck lo raggiunga nella propria perenne
sfilata, fissandola. Appena possibile, la prende per mano,
intenzionato ad andarsene il prima possibile. Miss Ward é piú
veloce.
-Dottor... (evidententemente in
difficoltá data la sequela poco precisa di parole che costituisce il
nome di Cecilia)
-Ritter
-Piacere sono miss Ward, la maestra di
Cecilia
-Lo sospettavo
-Sua figlia...
-Lo sospettavo
-Sua figlia...
-...Mi somiglia molto, me lo dicono
tutti.
-Sí, bé, abbiamo parlato un po´e...
-Lo so, é molto intelligente. Mi
dispiace che l'abbia messa in difficoltá, d'altra parte con
l'offerta scolastica di Tauron non siamo in grado di risparmiarle
futuri imbarazzi, né di dare a Cecilia un'educazione appropriata al
suo livello.
Cecilia lo tira per una manica. La maestra lo fissa stranita e un tantino intimorita.
Cecilia lo tira per una manica. La maestra lo fissa stranita e un tantino intimorita.
-Sí, sono d'accordo, dobbiamo andare.
Arrivederci miss Ward, é stato un vero piacere.
-...
Ritter si gira, piú rapidamente possibile e, in compagnia di Chuck, se ne va.
Ritter si gira, piú rapidamente possibile e, in compagnia di Chuck, se ne va.
The end
tirsdag 28. mai 2013
For the grace of freedom
Il cielo ha assorbito l'ultima luce. Seduta sul tetto, vedo le luci di Capital City risplendere lungo una linea sconnessa, verso il centro. Le strade nel cuore della città sono sgombre. La gente si prepara alla festa. Nella mia borsa di seta, un grumo di cavi e Semtex-x che farà loro ricordare cosa stanno per festeggiare. Ho freddo alle mani, nonostante l'aria primaverile sia tiepida, piacevole. Ho freddo sotto le unghie, come se avessi passato la giornata a graffiare il portone gelido che si spalancherà su ciò che abbiamo fatto. Non ho paura. Non ho più paura. Forse non ne ho mai avuta.
FLASH
Zachary Sterling, annegato nel suo
stesso sangue, gli occhi chiusi, è disteso nella sua cabina,
trasformata in camera mortuaria. Eir Sterling, ubriaca come il fondo
di una bottiglia di whisky, è distesa sopra di lui, seduta, riversa.
Gli occhi asciutti, vuoti. Stringe la mano fredda dell'uomo che le ha
reso la vita impossibile. Dell'uomo che le ha reso la vita. Si alza
piano, le dita che percorrono ogni piega odiata. Ogni vecchia cornice
ora svuotata delle smorfie, degli insulti, della cattiveria. Nel 'Rim
non ci sono colpe. Sopravvivi o meno. Si china piano su di lui,
appoggia le labbra sulle sue. Le labbra di suo padre hanno un
sapore strano. E' un sapore nuovo, mai sentito. Aspro, immaturo.
Capirà più tardi. Era il sapore della vendetta.
FLASH
L'universo si capolvoge spesso, in
volo. Gli assi non sono che le regole del gioco, ma noi abbiamo
sempre giocato fuori campo. Le catene di stelle definiscono i
confini. Quando ti lasci il Core alle spalle e ti addentri nel Rim,
devi piegare la testa e lasciarti strappare di dosso la saggezza, la
pace, il bene comune, il dio che perdona ogni cosa. Il cerchio
esterno è abitato da dèi furiosi e crudeli, da terra arida e sangue
caldo, dal buio di chi ha spento i fari puntati su ciò che non
voleva vedere. Le anime là fuori non possono permettersi la pietà,
la raffinatezza. Le anime là fuori devono sopravvivere. La nostra
evoluzione non è ricamata su nuclei di seta. Ci lasciamo erodere
come le pietre e spargere come la sabbia, perchè ciò che sopravvive
di noi non è uno ma tutti. Non esistiamo per migliorare ma per
esserci. Non esistiamo per comprendere, ma perchè ci sia qualcosa che
possa essere compreso. Non poniamo domande perchè troppo occupati a
vivere le risposte. Ogni giorno. Ogni dannato giorno.
FLASH
Ci avete distrutto. Avete preso i
nostri cuori di sabbia e li avete bruciati, ed avete lasciato che
diventassero polvere e poi fumo. Gli ultimi granelli si sono persi
oltre il confine conosciuto del Verse. Non torneranno più. Siamo
fiamme viventi e torce umane. Dovreste tremare, la notte, guardando
oltre le luci abbaglianti delle vostre città. I puntini luminosi che
vedete avvicinarsi alla velocità della luce non sono i fuochi
d'artificio della vostra festa nè stelle passanti. Sono milioni di
fantasmi armati delle fiaccole della vendetta. Appicchiamo ai vostri
piedi il fuoco che ci ha mangiato il cuore.
FLASH
E' mattina. E' la mattina del suo
matrimonio. Eir Sterling è seduta sotto una quercia, il sole che si
insinua fastidioso fra le fronde, illuminando come un gioco magico il
viso di Cecilia Vergil Jack Ritter Sterling, addormentata fra le sue
braccia. Sono sole, il vento porta l'odore del polline. Non sa da
dove cadano, nè come siano sfuggite. Una scossa elettrica fra le scapole scardina ogni serratura. Le lacrime si rovesciano lungo
le guance, come se avessero aspettato cinque anni per liberarsi. Come
se finalmente avessero scoperto la combinanzione. Eir Sterling china
appena il capo ed appoggia le labbra su quelle di sua figlia, mentre intorno alle spalle sente sorgere ali invisibili d'acciaio, pronte ad incassare
ogni colpo. Ogni guerra. Appoggia le labbra su quelle di sua figlia,
trovandovi un sapore mai sentito. Lo riconoscerà fra molti anni.
Saprà, quel giorno, d'aver assaggiato l'inizio.
FLASH
Dear Jack.
Dear Red, Eivor,
John, Sundance, Klaus, Sam. Dear Andre, though you still know
nothing, where nothing would still be too much.
Polly, un'eroina di
guerra, ed un nuovo eroe di guerra. Parleranno di te per anni, ed
anni, ed anni. Ed un giorno i figli dei nostri figli sapranno che il
sangue che abbiamo versato noi è lo stesso che ha innaffiato l'erba
libera su cui cammineranno. Culo di Chiodi, continuerai a vivere con
la battaglia nel petto, perché per quanto tenti di strappartela a
mani nude credendo che sia un brutto cancro, capirai di aver
sbagliato i calcoli: è il tuo cuore. Ed io lo so, perché il grande
macchinista deve averli connessi, ad un certo punto. Deve aver
sincronizzato i meccanismi. John, tu saprai per la prima volta cosa
vuol dire la pace. Il sapore di una terra tua, di un orgoglio fermo,
sicuro. Di una casa che non devi nascondere sotto il letto e negli
angoli bui di una dannata lattina volante. Forse, per la prima volta,
potrai essere un ragazzino davvero. Sun, nelle tue mani la mia vita,
per gli ultimi anni. I polmoni profondi della Almost Home, la sua
anima feroce alimentata a trizio e speranza. Conosci il codice, il
modo per tenerci uniti. Per fare di ogni granello di sabbia la lama
in una tempesta. Siamo tutti dei pezzi utili, e possiamo tutti
funzionare dentro qualcosa di più grande. Basta capire come. Klaus,
Sam. Pesate sulle vostre bilance la rabbia ed il perdono, la
tristezza e la vendetta. Pesatene ogni grammo, prima di caricarli nei
vostri fucili ed abbattere il nemico. Tutti sanno attraversare i
muri. Basta buttarli giù a spallate. E lasciatevi tenere la mano da
quel fottuto fanatico di Loser. Perchè cercherà di seppellire le
vostre bilance sotto la polvere fine del perdono, ma non è un cieco.
E quando vedrà il lampo all'orizzonte, quando verrà il momento di
decidere, non avrete bisogno di controllare che strada abbia preso.
Vi starà già guardando le spalle.
Abbassare le armi
non vuol dire smettere di combattere. Alzare le mani non vuol dire
arrendersi. Fare un passo di lato, sotto l'ombra del codardo non vuol
dire finire la guerra. C'è chi nasce con la guerra dentro, e non ha
mai conosciuto altro. C'è chi ci è finito per caso ma se ne è
tirato fuori perchè ha capito che sarebbe stato maciullato dai suoi
ingranaggi terribili ed inarrestabili. E poi c'è chi è sceso in
campo perchè non ha mai avuto scelta. E quel giorno, davanti ad una
sterminata pianura disseminata di cadaveri e cuori sull'orlo del
baratro, ha capito che non sarebbe mai tornato indietro. La nostra
non é una guerra che si abbandona, non è una guerra che finisce. E'
la guerra che continuiamo a combattere tutti i giorni dentro la
testa, dentro le vene, dentro il male, dentro l'alcol e le pillole e
le sigarette e le battute e le teste nel cesso e di pianti dietro una
porta chiusa. Vi ho sentiti piangere tutti, la notte, almeno una
volta, nel vostro sonno. Vi ho sentiti piangere tutti, ogni notte,
nel mio sonno. Siete i chiodi irremovibili che mi tengono fissa alla
mia terra, alla mia porzione di universo. Avete fermato la rotazione
insensata di assi instabili ed avete calibrato la bussola sotto le
mie costole.
Combatterò la mia
parte di guerra ovunque sarò, in qualunque modo mi sarà possibile.
Siamo una tempesta di sabbia tanto forte da poter abbracciare il
'Verse intero. Ed un giorno, svegliandomi, vedrò colare dal cielo la
bandiera del primo pianeta libero. E sarò con voi. Sarò sempre con
voi.
FLASH
Where the doors are moaning all day long
Where the stairs are leaning dusk to dawn
Where the windows are breathing in the light
Where the rooms are a collection of our lives
This is a place where I don't feel alone
This is a place that I call my home
Where the stairs are leaning dusk to dawn
Where the windows are breathing in the light
Where the rooms are a collection of our lives
This is a place where I don't feel alone
This is a place that I call my home
FLASH
Guardo le prime
lame di luce fendere il cielo di Capital City. Jack cerca di dormire
le poche ore che può. Non credo che dorma nemmeno lei, a dire il
vero. Dormiamo poco, schiviamo gli incubi come possiamo. Sognamo ad
occhi aperti, perchè è l'unico modo che abbiamo per sognare.
Non ho più paura.
Forse non ne ho mai avuta.
tirsdag 21. mai 2013
Patient love
La notte si dissolve lenta, minacciata dai raggi taglienti dell'alba. Le labbra spaccate dal rosso del vino, gli occhi pestati dall'amore. Eir Sterling, seduta sotto l'albero, fissa gli ultimi ubriachi esibirsi in danze sconnesse. Sono lontani, nascosi dall'erba alta, protetti da archi di nastri bianchi e fronde verdi. Fissa suo marito sdraiato nell'erba, il petto magro che sembra alzarsi ed abbassarsi con gli ultimi strattoni disperati di musica, ombre che scivolano lungo la pelle, la camicia completamente sbottonata ed abbandonata ad entrambi i lati. Sul suo torace, sul suo ventre, una serie di petali bianchi disposti in una specie di mappa, una sorta di costellazione.
-..Lo skyplex.
Ritter alza appena il capo per guardare i petali, tentando di interpretare i meccanismi perfetti di una mente illogica oltre la coltre di euforia e di alcol. Con una prontezza degna di Cecilia, Sterling gli applica un indice sulla fronte e lo costringe indietro, la nuca contro la terra calda di Tauron.
-Aye, lo skyplex. Conferma. Sfiora la quarta costola dal basso, posizionandovi un nuovo tassello. E questa è Safeport.
Sposta le mani e le dita lungo linee immaginarie, tracciando, come binari dal nulla, scie di brividi. Addenta un sorriso discreto, piazzando un nuovo petalo sulla sua gola.
-Fermo. Intima, quasi che gli stesse cucendo addosso un abito su misura. Questa è Corona.
Accoglie il sospiro, la scivolata laterale dello sguardo. Le dita sfiorano il suo mento, riaccompagnandone il volto verso di sè, gli occhi verso i propri.
-..Non può mancare niente. Immagina strappassero le pagine iniziale ad uno dei tuoi libri.
-Di certo tu non saresti la prima ad accorgersene.
Sterling soffoca una smorfia indolente e la tentazione di piantargli il ginocchio nel fianco.
-Immagina che non sapessi come inizia. Mormora, disponendo, a specchio, un altro petalo sullo sterno. Questa è l'Oldma.
Si ferma. Gli occhi nei suoi. Gli distende le braccia verso l'esterno, percorrendone l'interno con i polpastrelli. Lungo le linee blu, lungo gli scavi verso il buio, nell'incavo del braccio, abbandona un petalo. Lo fissa negli occhi, non ha bisogno di spiegare cosa sia. Non è una mappa cronologica. Se qualcuno spiasse dall'alto, potrebbe vedere cerchi di petali disegnarsi sconnessamente sul corpo di Ritter, una spirale il cui epicentro invisibile è il cuore.
Un nuovo petalo è piazzato con precisione sull'ombelico. Nell'espressione di Sterling c'è qualcosa di ferito, di antico, di ricucito, di riparato.
-Il ranch.
L'angolo della bocca vibra in un sorriso incerto. Inghiotte una boccata di vuoto, ma non lascia che il piombo dei ricordi spezzi la spina, lo sguardo incantato sulla persona che ha deviato nella direzione giusta ad ogni bivio, tracciando catene di casualità, e poi di scelte. Di scelte dopo scelte. Più i petali s'avvicinano al cuore, circondandolo come una fortezza sotto assedio, più si tratta di scelte. Petali per le navi, per la Almost Home, la Monkey Wrench. Per Cecilia Carter e l'Hyperion. Per le confessioni, per la verità obbligata, per il metallo contro la tempia, per la ferita ricucita, per il pod di emergenza, per le urla. Ne fissa le labbra, gli occhi tirati a lucido dal susseguirsi di vicendevoli colpi al cuore. Le valvole cardiache pronte con l'olio bollente.
Nei dintorni del fossato inziano ad apparire persone. Anya. Roona. Le dita possono percepire, ogni volta che appoggiano, sotto gli strati di pelle e di costole, il battito chiaro, limpido, lo sforzo dei polmoni per non creare un terremoto che distrugga l'intera opera. Cox, Culo di Chiodi. Joe Black. Polly. Si avvicina, ricomponendo malamente la rosa da cui i petali sono stati strappati.
-Patchouli. Jack.
L'ultimo petalo che regge è esattamente sopra l'organo vitale. La mano freme appena, il volto scosso da una risata nervosa che tenta in vano di celare gli specchi lucidi degli occhi. L'appoggia con delicatezza, le labbra mimano il nome di Cecilia, specchiando quelle di Ritter. Connessi da una scintilla.
Quando lui fa per rialzarsi, lei apre la mano. Non ha finito. Deve fare attenzione al vestito, mentre ne scavalca il corpo e gli si sdraia sopra, i corpi a combaciare quasi perfettamente. Costole contro costole, un cuore per parte, le braccia contro le braccia, il viso sul suo. A stringere fra sé un cuore dentro una rosa dentro ad un forte dentro ad una mappa del senso -o mancanza di tale- perfetto della loro vita.
Got a pinch of tobacco in my pocket
I'm not gonna roll it, no, I'm not gonna smoke it
Till we're staring at the stars and the rockets
Twinkling in the silvery night
Two sips of whiskey in the flask
But I'm not gonna drink 'em
I swear I'll make it last
Till we're drinking out of the same glass again
And though the sand may be washed by the sea
And the old will be lost in the new
Well four will not wait for three
For three never waited for two
And though you will not wait for me
I'll wait for you
Got a Polaroid picture in my wallet
I'm not gonna tear it, no, I'm not gonna spoil it
It's an unspoken heartbreak
A heartbroken handshake
I take with me where I go
Three words on the tip of my tongue
Not to be spoke nor sung
Or whispered to anyone
Till I scream 'em at the top of my lungs again
And though the sand may be washed by the sea
And the old will be lost in the new
Well four will not wait for three
For three never waited for two
And though you will not wait for me
I'll wait for you
Oh, whoa
And, oh, oh, oh
I'll wait for you
Oh, whoa
And, oh, oh, oh
And I'll wait for you
Oh, oh
Got a pinch of tobacco in my pocket
I'm not gonna roll it, no, I'm not gonna smoke it
Till we're staring at the stars and the rockets
Twinkling in the silvery night
mandag 20. mai 2013
The moment before the moment before the moment
[ Tutti sappiamo che Eir sarà stata segregata (o secretata) da Rooster
come una vergine vestale, dunque irraggiungibile ai più, tranne alla
stessa Jack e a sua figlia. Ad un certo punto, Cecilia irromperà nel suo
luogo d'esilio per portarle questi due fogli spillati ]
tirsdag 26. mars 2013
I'm not your hero
[ Base militare alleata, Greenfield, Marzo 2515 ]
Le iridi si spostano, occhi chiusi. Smuove le palpebre. Le schiude lentamente. La realtà sembra avvolta nelle onde di calore che di solito confondono i contorni di Greenfield e Maracay. Su Safeport non fa mai così caldo. Non vedi mai l'asfalto ondeggiare. Respira, ma l'aria non riempie che mezzo corpo. Sforza la gola, il petto, e sembra che invece che ossigeno stia inalando litri di bloom, il cranio percorso da una vertigine senza fine. Chiude gli occhi, cercando di riassestare le linee della percezione. La mano sale al petto, dal quale si diramano fitte profonde, intense. Vi trova una camicia bianca, e, sotto questo, strati di garza. Deglutisce. Riapre gli occhi. Il tetto della stanza ha qualcosa di terribilmente familiare. Chiude gli occhi. Li riapre. Il sapore della terra davanti alla casa del ranch. Le parole di McCorvin. Il cratere nella schiena. Milleannifa. Richiude gli occhi. Li riapre. I neon. Quell'odore. Volta lentamente il capo, portandosi dietro un giramento di testa vertiginoso. Le pare di cadere anche da sdraiata. Il suo viso, oltre il corpo del soldato di guardia. I ricordi si avventano sulla testa come sparati da una mitragliatrice inarrestabile e spietata. Il Thor. Le luci, il suono dei colpi da dietro. Il piano. Il mezzo sorriso di El. Le parole. La strada. Arriva tutto.
I'm not their hero
But that doesn't mean that I wasn't brave
I never walked the party line
Doesn't mean that I was never afraid
Il respiro profondo, questa volta, non è volontario, ma è violento. Annaspa, si sente soffocare dalla realtà. Stringe il lenzuolo, strattonando la flebo. Apre la bocca, gli occhi spalancati verso il tetto. Un colpo di tosse, e quello che voleva essere un grido non esce che come un respiro roco. No, no, no, no, no. Baciare Cecilia, lasciarla fra le mani di quel bastardo di un fratello. Baciare le mani, salire sulla nave. Volare, la vendetta come una schiuma rabbiosa agli angoli della bocca. Baci di rabbia. Schiuma di vendetta. Il Thor, il Thor colpisce la ragazza. Sbam, la testa sul parabrezza. Gli schizzi di sangue, il silenzio senza ordini nè conferme fra sè e Jack. Il silenzio degli assassini. Il silenzio si taglia come burro. Si spalma sulle ultime fette di speranza. Il capo si volta di scatto, stavolta, trascinando con sè tutto un mondo. El è lì, a due letti ed un soldato di distanza.
I'm not your hero
But that doesn't mean we're not one and the same
Digrigna i denti, quando il soldato si volta verso di lei. Inghiottisce le lacrime prima che possano spingersi oltre le paplebre. Non ascolta la sua domanda, la sua voce risuona lontana, le rimbomba dentro la testa senza effetto. Potrebbe averle chiesto se è una terrorista o se vuole un bicchiere d'acqua. Distoglie lo sguardo da lui, un "Vaffanculo" limpido. Gli occhi fissi su El. La loro guerra si è schiantata contro un muro alla velocità della luce. La guerra si è disintegrata. Sente le arterie diventare blu, come il blu freddo che invade la sua testa e l'intero 'Verse, congelando ogni speranza, ogni lotta. Un angolo della bocca si solleva, un ghigno non più ostile. Semplicemente disperato. C'è una sola parola che sbatte contro le pareti della sua testa senza che osi pronunciarla. Fargate. Fine. Della. Corsa.
[ Oak town, Greenfield, Agosto 2514 ]
Le iridi si spostano, occhi chiusi. Smuove le palpebre. Le schiude lentamente. La realtà sembra avvolta nelle onde di calore che di solito confondono i contorni di Greenfield e Maracay. Su Safeport non fa mai così caldo. Non vedi mai l'asfalto ondeggiare. Respira, ma l'aria non riempie che mezzo corpo. Sforza la gola, il petto, e sembra che invece che ossigeno stia inalando litri di bloom, il cranio percorso da una vertigine senza fine. Chiude gli occhi, cercando di riassestare le linee della percezione. La mano sale al petto, dal quale si diramano fitte profonde, intense. Vi trova una camicia bianca, e, sotto questo, strati di garza. Deglutisce. Riapre gli occhi. Il tetto della stanza ha qualcosa di terribilmente familiare. Chiude gli occhi. Li riapre. Il sapore della terra davanti alla casa del ranch. Le parole di McCorvin. Il cratere nella schiena. Milleannifa. Richiude gli occhi. Li riapre. I neon. Quell'odore. Volta lentamente il capo, portandosi dietro un giramento di testa vertiginoso. Le pare di cadere anche da sdraiata. Il suo viso, oltre il corpo del soldato di guardia. I ricordi si avventano sulla testa come sparati da una mitragliatrice inarrestabile e spietata. Il Thor. Le luci, il suono dei colpi da dietro. Il piano. Il mezzo sorriso di El. Le parole. La strada. Arriva tutto.
Standing where I am now, standing up at all
I was used to feeling like I was never gonna see myself at the finish line
Hanging on to parts of me, hanging on at all
I was used to seeing no future in my sight line
Sometimes it feels like they wanna remind me
Send all those villains after me
I was used to feeling like I was never gonna see myself at the finish line
Hanging on to parts of me, hanging on at all
I was used to seeing no future in my sight line
Sometimes it feels like they wanna remind me
Send all those villains after me
I'm not their hero
But that doesn't mean that I wasn't brave
I never walked the party line
Doesn't mean that I was never afraid
Il respiro profondo, questa volta, non è volontario, ma è violento. Annaspa, si sente soffocare dalla realtà. Stringe il lenzuolo, strattonando la flebo. Apre la bocca, gli occhi spalancati verso il tetto. Un colpo di tosse, e quello che voleva essere un grido non esce che come un respiro roco. No, no, no, no, no. Baciare Cecilia, lasciarla fra le mani di quel bastardo di un fratello. Baciare le mani, salire sulla nave. Volare, la vendetta come una schiuma rabbiosa agli angoli della bocca. Baci di rabbia. Schiuma di vendetta. Il Thor, il Thor colpisce la ragazza. Sbam, la testa sul parabrezza. Gli schizzi di sangue, il silenzio senza ordini nè conferme fra sè e Jack. Il silenzio degli assassini. Il silenzio si taglia come burro. Si spalma sulle ultime fette di speranza. Il capo si volta di scatto, stavolta, trascinando con sè tutto un mondo. El è lì, a due letti ed un soldato di distanza.
I'm not your hero
But that doesn't mean we're not one and the same
Feeling like I am now lighting up the hall
I was used to standing in the shadow of a damaged heart
Learning all I know now, losing all I did
I never used to feel like I'd be standing so far ahead
Digrigna i denti, quando il soldato si volta verso di lei. Inghiottisce le lacrime prima che possano spingersi oltre le paplebre. Non ascolta la sua domanda, la sua voce risuona lontana, le rimbomba dentro la testa senza effetto. Potrebbe averle chiesto se è una terrorista o se vuole un bicchiere d'acqua. Distoglie lo sguardo da lui, un "Vaffanculo" limpido. Gli occhi fissi su El. La loro guerra si è schiantata contro un muro alla velocità della luce. La guerra si è disintegrata. Sente le arterie diventare blu, come il blu freddo che invade la sua testa e l'intero 'Verse, congelando ogni speranza, ogni lotta. Un angolo della bocca si solleva, un ghigno non più ostile. Semplicemente disperato. C'è una sola parola che sbatte contro le pareti della sua testa senza che osi pronunciarla. Fargate. Fine. Della. Corsa.
Sometimes it feels what I recovered you lost
Sending your peaceful loss to me
Sending your peaceful loss to me
I'm not their hero
But that doesn't mean that I wasn't brave
I never walked the party line
Doesn't mean that I was never afraid I'm not your hero
But that doesn't mean we're not one and the same
But that doesn't mean that I wasn't brave
I never walked the party line
Doesn't mean that I was never afraid I'm not your hero
But that doesn't mean we're not one and the same
Sometimes it feels like the side that I'm on
Plays the toughest hand, holds the longest stand
Sometimes it feels like I'm all that they've got
It's so hard to know I'm not what they want
Plays the toughest hand, holds the longest stand
Sometimes it feels like I'm all that they've got
It's so hard to know I'm not what they want
[ Oak town, Greenfield, Agosto 2514 ]
Muove passi lenti sui contorni immaginari di un futuro, in mezzo ad un prato. A qualche chilometro, il vecchio mulino dei Miller. E' il luogo in cui il giorno è decorato con polvere e la notte è tempestata di lucciole. Una casa. Lì ci starà una casa, un giorno. Si siede. L'erba è ruvida, pungente, secca. L'erba della fine dell'estate. Ha fatto talmente tante promesse a sè stessa, a Ritter, a Jack, a Quinn, alla Almost Home, al 'Verse che anche volendo deluderli tutti non saprebbe dove cominciare. Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Liberiamo il 'Verse e ci siamo. Rimandiamo a casa i figli di puttana con la coda fra le gambe. Ci riprendiamo la nostra terra. La ricostruiamo. Affonda la mano nell'erba, inspira l'odore dolciastro di verde e oro. Vorrebbe un figlio. Ne ha avuta la certezza lucida passando per la piazza la sera precedente. Ha sentito qualcuno gridarsi dalle finestre. Richiamarsi per la cena. Far tornare il proprio sangue a casa. Un brivido si è stretto alla spina dorsale. Si guarda le mani ed addenta il labbro inferiore. Chi non vuole figli non crede nel futuro. L'unico modo per credere nel futuro è lasciarci il tuo sangue. L'unico modo per renderlo migliore, per assicurarlo. L'unico modo per continuare a lottare. L'unico modo per smetterla di contarsi palle e crederci davvero. Si sdraia indietro, fiotti di ricci anarchici si riempiono di schegge d'erba. Respira a pieni polmoni e ride come un'idiota. Pensa alla faccia di Ritter davanti ad un discorso del genere. Alla faccia di Jack. A quanti la manderebbero a fare in culo. Ride come un'idiota. E' innamorata. Ha una guerra da vincere. Ha tutta la vita davanti. La vita di tutti davanti.
I'm not their hero
But that doesn't mean that I wasn't brave
I never walked the party line
Doesn't mean that I was never afraid
I'm not your hero
But that doesn't mean we're not one and the same
I do my best to walk the finest line
Till I've had all that I can take
But that doesn't mean that I wasn't brave
I never walked the party line
Doesn't mean that I was never afraid
I'm not your hero
But that doesn't mean we're not one and the same
I do my best to walk the finest line
Till I've had all that I can take
fredag 22. februar 2013
Gone for good
[An excuse is worse and more terrible than a lie, for an excuse is a lie guarded]
Untie me, I've said no vows
The train is getting way too loud
I gotta leave here my girl
Get on with my lonely life
Just leave the ring on the rail
For the wheels to nullify
Until this turn in my head
I let you stay and you paid no rent
I spent twelve long months on the lam
That's enough sitting on the fence
For the fear of breaking dams
[E' stata sveglia l'intera notte. Poi, ad un certo punto, è crollata. Crede di aver visto partire Jack. Ma potrebbe anche essere un sogno. L'incubo inzuppato di rabbia. Nel cuore è stampata a fuoco l'immagine del suo sguardo deluso. Ancora una volta. Della sua fiducia spezzata. Lo sguardo di Jack Rooster è la materia più pesante del 'Verse. Si appoggia sulle spalle lento, con diffidenza. Poi, un giorno, lo spezzi. Ed allora, invece che scivolarti di dosso, di si conficca nella spina dorsale.]
I find a fatal flaw
In the logic of love
And go out of my head
You love a sinking stone
That'll never elope
So get used to the lonesome
Girl, you must atone some
Don't leave me no phone number there
[Fissa il cortex pad. Il respiro è roco, strattonato. Ha smesso di sospingere Cecilia. Si trascina contro la parete metallica e calda. Chiude gli occhi. Riesce a sentire l'odore verde di Greenfield, se si sforza. Il rumore dello scoppiettare del fuoco davanti alla tenda. La sua voce. La serenità senza responsabilità. La pace senza futuro. Ride. Piano, inevitabilmente. Come inevitabilemente si sono susseguiti gli eventi e le rivelazioni, fino a dissolverle il cuore.]
It took me all of a year
To put the poison pill to your ear
But now I stand on honest ground, on honest ground
You want to fight for this love
But honey you cannot wrestle a dove
So baby it's clear
You want to jump and dance
But you sat on your hands
And lost your only chance
[Non è incapacità di mentire, o sincerità complusiva. Forse più un compulsivo mandare le cose a puttane. Un angolo della bocca si solleva. Come se fosse stato tutto un gioco. Un dannato gioco durato mesi, anni. Deglutisce. Non è un gioco. Non è più un gioco. Riapre gli occhi. Scorre le notizie. Le mastica come foglie amare, le respira come una sigaretta troppo forte. Tre giorni. Obbligo di restare su Greenfield. Appoggia la mano contro la fronte. No, non ha più forza per giocare. Se ne accorge quando i nervi raccontano alla testa che la mancanza non è una protesta indipendente, che la delusione negli occhi di un capitano non si ricuce, che certe ferite restano a marcire fino alla fine dei nostri giorni. Quando il cuore si ferma, per darle il tempo di vedere sua figlia. Di vederla per bene, di vedere tutte le decisioni raggrumate dentro un gridolino.]
Go back to your hometown
Get your feet on the ground
And stop floating around
I find a fatal flaw
In the logic of love
And go out of my head
[Trova il suo nome, trova Quinn Thomson. Il pollice stringe così forte contro il led che rischia di spezzarlo. Digrigna i denti, soffocata da un'ondata di rabbia incontrollabile, come quella che senza ritegno ha sfogato davanti a Jack. Gli occhi sono stagni. Portano un male che avrebbe dovuto essere spazzato via dalla tempesta milioni di anni prima. Due parole. Invia. Cancella il contatto.]
You love a sinking stone
That'll never elope
So get used to used to the lonesome
Girl, you must atone some
Don't leave me no phone number there
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